A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

venerdì 15 febbraio 2013

Intervista di Paola Saba a "Oasi di Salute"





DSA: strategie per i docenti della scuola secondaria

DSA e L'Inglese


Coordinamento di Inglese del Liceo Aprosio ottobre 2007  
Informarsi sulla sindrome dislessica per procedere correttamente evitando errori che oltre ad essere   etodologicamente inadeguati, possono provocare sentimenti negativi o di rifiuto nei discenti. (Nei casi di suicidio dovuto ad insuccesso scolastico, i dislessici sono fortemente rappresentati, cfr Naldini, 2002): 
Riassumendo, gli alunni affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono il 5% della popolazione cioè un alunno su venti (fare il rapporto con il numero degli alunni nella scuola). 
Tali disturbi sono di origine neurobiologica e oltre alla lettoscrittura ed alla discalculia, sono associati a problemi di orientamento spaziale e temporale (per es. lateralizzazione non risolta o difficoltà a 
ricordare una sequenza nell’ordine giusto) , di attenzione (DDA), di vista (identificazione e collegamento tra simboli scritti e suoni), di udito (discriminazione tra i vari suoni), ed inoltre di memoria breve come anche 
nello svolgere attività che sono automatiche per altri. In alcuni, l’abilità compromessa è anche quella dell’equilibrio e del movimento che porta a disprassia, cioè un modo di fare goffo e maldestro. Ogni dislessico è diverso nel senso che i sintomi si presentano in combinazioni e intensità diverse. 
Va tenuto presente che il dispendio di energie necessario alla decifrazione di un testo fa sì che i soggetti si stanchino rapidamente, commettano errori, non imparino. 
Si tratta di una disabilità che persiste nel tempo (pur evolvendosi) e che non si risolve nonostante un’intelligenza media o superiore. Essa si traduce in una maggiore lentezza con instabilità delle acquisizioni e in un persistere di errori legati alla transcodifica del linguaggio scritto la cui automatizzazione viene data per scontata mentre invece è il mezzo per attuare l’apprendimento (cfr. G. Stella). Gli sforzi per superare questo svantaggio sono difficilmente immaginabili da chi non ha mai sperimentato problemi di apprendimento e 
generano grande tensione anche in seno alle famiglie. A scuola questo disagio può tradursi in disturbi di comportamento, atteggiamenti di disinteresse per tutto ciò che può richiedere impegno, 
chiusura in se stessi, insomma in atteggiamenti di “rassegnazione appresa” che si manifesta in una mancanza di voglia di riscattarsi, con abbassamento drammatico dell’autostima e con ripercussioni psicologiche 
che persistono nella vita sociale adulta. A torto considerati pigri e colpevolizzati dagli insegnanti che li 
considerano un problema nella gestione della classe, questi studenti beneficiano ormai di strumenti dispensativi e compensativi (cfr. Circolare Ministeriale prot. 4099/A/4 del 5.10.2004 ). Tali interventi si basano sulla constatazione che non esiste un percorso abilitativo risolutivo: nonostante i miglioramenti, un dislessico mantiene sempre una differenza di velocità e di accuratezza di lettura (cfr. G. Stella). 
Se il dislessico legge con difficoltà, commette errori di ortografia, ha difficoltà con le sequenze numeriche e con la matematica, nel tempo queste difficoltà portano a complicazioni ulteriori: il lessico rimane 
povero (continue dimenticanze nel lessico, difficoltà a ricordare la parola giusta), i vuoti didattici si accumulano anche perché le materie sono insegnate attraverso libri e parole scritte, poco interesse per la lettura. Il quadro tipico è quello di un discente che non ce la fa. Peraltro, i dislessici dimostrano spesso creatività ed intuizione, e spesso eccellono nello sport o nella musica. Per arrivare ad una diagnosi di dislessia vanno escluse tutte le altre possibili cause: ambiente familiare o sociale carente e problematico, 
turbe psicologiche, quoziente d’intelligenza basso ( i ritardati mentali riescono ad imparare a leggere senza difficoltà ed in tempi nella norma! ) Va ricordato che la distrazione e la dimenticanza sono caratteristiche 
tipiche della dislessia. Per questi studenti in cui le abilità dell’emisfero sinistro (analitico) sono 
carenti, il metodo induttivo dà la possibilità di imparare in modo simile all’acquisizione naturale della lingua. Tuttavia questo approccio deve essere sostituito da quello analitico quando i fonemi e i grafemi gli devono 
essere spiegati in modo chiaro, graduale ed analitico in modo da aiutare gli studenti nella decodificazione dei suoni e delle parole. Inoltre, le regole grammaticali, una volta assimilate inconsciamente , devono essere spiegate e ripetute più volte per essere certi che non ci siano equivoci o dimenticanze soprattutto nella terminologia grammaticale che possano portare ad errori madornali nei test scritti di valutazione. L’approccio da preferire è solo quello in cui tutti i mezzi di comunicazione e di espressione sono egualmente rappresentati. 
Il discente dislessico non ha difficoltà a comprendere le regole grammaticali ma ha difficoltà a mettere le sequenze (anche temporali) in ordine oltre che a ricordare il lessico quando non è usato praticamente o 
è astratto. La difficoltà maggiore è la difficoltà di ricordare la terminologia grammaticale e di comprendere esattamente quanto richiesto in determinati esercizi. Un discente dislessico ha bisogno di più tempo per 
leggere e comprendere la consegna. Se poi copia dalla lavagna , può capitare che ometta delle parole chiave o delle sillabe con un risultato illeggibile. Per ridurre le possibilità di errori (più difficili da correggere che 
prevenire) è importante che il libro di testo sia di per sé chiaro ed esauriente e che non si faccia ricorso, in generale ma soprattutto nelle verifiche, a elementi non rintracciabili o non chiaramente trattati nel testo ed esercitati. 

COSA POSSIAMO FARE OLTRE A QUANTO DISPOSTO DALLE CIRCOLARI 

• -usare la lingua straniera in classe (i DSA imparano dall’esperienza) 

• -evitare test essenzialmente grammaticali (se è difficile decodificare e mettere nella corretta sequenza la lingua madre, farlo in lingua straniera può essere insormontabile e l’insuccesso quasi garantito) o, peggio, traduttivi. 

• -nei compiti in classe leggere la consegna ad alta voce e verificarne la comprensione 

• -negli esercizi proposti fornire l’esempio oltre alla consegna • -privilegiare gli approcci in cui la lingua è considerata un metodo di comunicazione (metodo induttivo) e in cui l’orale è importante quanto 
lo scritto e che la rendono accessibile anche a chi (DSA) ha uno stile di apprendimento molto particolare (prevalentemente visivo) 

• -usare modalità di insegnamento diversificate 

• -seguire un programma in maniera lineare e progressiva evitando accuratamente salti nel livello di difficoltà proposto 

• -introdurre un elemento nuovo alla volta 

• -valutare sempre il rapporto tra risultato e sforzo richiesto: per es. quando l’ investimento è sproporzionato rispetto a risultati comunque mediocri o non discriminanti ai fini della comunicazione (esempi classici: differenza tra I am going to e I am –ing oppure tra simple past e present perfect) 

• -attenersi al testo e predisporre esercizi di verifica con il lessico proposto dal testo e non su aree lessicali diverse o mai introdotte prima. 

• -è sempre opportuno fare una simulazione della verifica se possibile 

• -depenalizzare l’errore spiegando che fa parte del processo normale di apprendimento (vedere programmazione didattica di inizio anno) 

• -programmare lezioni di gruppo per la correzione del compito in classe con ricerca della versione corretta avvalendosi del testo di studio, consultando i compagni o, infine, rivolgendosi all’insegnante che si rende disponibile muovendosi tra i banchi (sono i principi del cooperative learning). 

• -aiutare gli studenti a valutare i propri errori mostrando come spesso hanno ripetuto lo stesso errore (è utile che contino le volte: p. es. l’articolo o il do/does) e come sarà facile aumentare il voto correggendo già solo quello 

• -far ripetere oralmente (a coppie) la correzione dell’errore ripetuto più volte in una verifica, con la relativa spiegazione (cooperative learning) 

• accontentarsi di risultati parziali confidando in un apprendimento per accumulazione nel tempo (grazie all’ampliamento del contesto che rende chiara la funzione delle singole parti) anche verso la fine di un ciclo • permettere agli studenti di ripetere la stessa verifica quando sente di avere superato gli ostacoli iniziali o comunque dargli atto che li ha  superati  nelle lezioni seguire una routine:

• dare riscontro immediato e regolare al lavoro fatto a casa con correzione in classe 

• assegnare regolarmente compiti per casa ogni lezione in una quantità gestibile e correggibile (il discente dislessico impiega molto più tempo degli altri a fare gli stessi compiti (per Lorenzo Caligaris, pedagogista all’Ospedale Riguarda di Milano, 5 volte tanto) perciò beneficia di una riduzione sul carico di lavoro domestico secondo le circolari ministeriali 

• non dare mai delle acquisizioni passate per scontate (spesso un’acquisizione avviene a scapito di una precedente) ma procedere serenamente alla ripetizione resasi necessaria 

• programmare frequenti ripetizioni in itinere e in seguito cicliche per moduli (è utile assegnare del tempo – da 1 a 3 minuti – per il rapido ripasso individuale di un elemento grammaticale e/o fraseologico lessicale, chiedendo poi ai discenti di ripeterlo in cooperative learning e poi all’insegnante 

• usare la stessa terminologia in maniera sistematica (per es. scegliere tra forma base del verbo o infinito) 

• non rilevare gli errori interrompendo durante una prestazione orale 

• nel commento ad un’interrogazione, identificare gli aspetti positivi prima di quelli negativi dimostrandosi ottimisti quanto alle possibilità di recupero alla fine del modulo di apprendimento 

La valutazione

• -proporre esclusivamente verifiche del programma effettivamente svolto e ripetuto in classe 

• -mostrare ottimismo sulle possibilità di recupero, indicandone però le priorità operative e compatibili con le circostanze 

• -ricordare che l’importante è che ci sia un miglioramento rispetto al livello di partenza • -non dare eccessiva importanza ad errori che non rechino pregiudizio alla comunicazione e alla comprensione (cfr. Michael 
Swan) 

• -dare un commento positivo ed incoraggiante facendo notare (durante la correzione in cooperative learning) quali errori ricorrenti hanno portato ad una valutazione negativa e come anche solo la correzione di alcuni di essi (dire quali) avrebbe comportato una valutazione ben migliore (dire quale), 

• -nel caso la dislessia sia molto grave è possibile che i risultati di una verifica scritta siano negativi in ogni caso. La cosa migliore è ripetere la verifica in forma orale con del materiale adattato allo scopo. (Se il test è a livello elementare-intermedio - ma anche più elevato - si dovrebbero inserire esercizi che siano basati non solo sulle parole ma che contengano vignette, fotografie, registrazioni video. cfr Naldini). 

• -tenere presente che lo studente dislessico può dare un’idea di sé più negativa di quella reale, sia perché anni di difficoltà scolastica e di vuoti didattici accumulati li rendono veramente poco abili, sia perché i DSA danneggiano l’immagine del discente sia infine perché il dislessico ha elaborato una strategia per cui preferisce dare di sé l’immagine di chi non ci tiene piuttosto che di chi non ce la fa (soprattutto di fronte ai compagni) per attenuare il proprio sentimento di inadeguatezza di fronte a un nuovo fallimento. Non 
dimentichiamoci i casi in cui alcuni di loro, seppure con un’intelligenza superiore alla media, hanno dato l’impressione ad alcuni insegnanti poco preparati, di essere dei ritardati mentali. 
(cfr. Naldini) 

I due punti principali per evitare errori didattici irreversibili sono secondo Chiara Naldini: 

1. La multimedialità e il ricorso alla tecnologia sono da preferire non solo per la lingua straniera ma anche per tutte le discipline. 

2. Non conoscere o misconoscere il vissuto personale del discentedislessico vuol dire non essere in grado di apprezzare i suoi sforzi e capire le sue reali possibilità. L’approccio comunicativo-affettivopermette di instaurare un rapporto di mutua collaborazione che non solo contribuirà al mantenimento della motivazione allo studio ma potrà aiutare il dislessico nel difficile compito di superare le frustrazioni accumulate 
da anni di disagio ed emarginazione scolastica. 

Fonti: Giacomo Stella, La Dislessia, Il mulino 2004

Giacomo Stella, In classe con un allievo con disordini 

dell’apprendimento, Fabbri editori, 2001 

Chiara Naldini, La dislessia e l’apprendimento dell’italiano come 

lingua straniera, Masteritals in didattica della ling

giovedì 14 febbraio 2013

D S A Insegnamento e apprendimento della matematica

Utile per gli insegnanti di MATEMATICA

http://www.orvietosettemartiri.it/adhd/aid/07-08/Relazione%20def.pdf 

DSA E LA MATEMATICA

Il Disturbo Specifico dell'Apprendimento e la matematica

Tutti ci siamo formati una convinzione personale sulla matematica, derivante dai propri percorsi scolastici. E, anche se non lo sappiamo, tali nostre convinzioni, ovviamente frutto di interpretazioni, costruiscono i modi in cui prendiamo le decisioni di fronte ai problemi. Il che significa che i nostri figli, a loro volta, creano, a scuola, gli schemi secondo i quali affronteranno le proprie esperienze. In particolare, quando sono alle prese con la matematica.

Il rapporto con la matematica crea vere e proprie ideologie: la più diffusa consiste nel pensare che, in matematica, quel che conta sono i risultati - il prodotto - e non i percorsi con cui si arriva ai risultati, per cui, se il risultato è sbagliato, significa che tutto il percorso è sbagliato. Perché la matematica non viene pensata come un insieme di processi, che sottostanno a quel risultato numerico finale. Quale invece essa è.

La componente affettiva, emozionale, inoltre, è fattore importantissimo nell’apprendimento della matematica. E, si badi bene: le ansie, le paure, di fronte alla matematica non sono direttamente il frutto della frustrazione per gli errori, ma, più fortemente, esse sono il frutto del tipo di interpretazione che l’alunno va a dare della propria esperienza in matematica, quindi della propria percezione della materia. Vista come disciplina su cui non riesce ad esercitare alcun controllo.

Ora, è evidente che tale percezione gli deriva, a sua volta, dal modo in cui, nel suo ambiente scolastico, si reagisce di fronte agli errori da lui commessi. In pratica: non si forniscono al bambino situazioni che gli permettano di credere ancora nelle proprie capacità. E questo, perché, nell’insegnamento, si dà molto risalto all’errore, visto come il risultato finale di mancanza di conoscenze, senza che si approfondisca quel determinato percorso risolutivo, prescelto e attuato, pur se errato. Quindi, l’errore non viene interpretato, ma liquidato con l’interpretazione della presunta mancanza di conoscenze da parte dell’alunno, e non si valuta il fatto che, spesso, dietro un errore, ci sono importanti percorsi del pensiero: i “misconcetti”, o interpretazioni distorte di un concetto, messi a fuoco da ricercatori (per es.: Brown e Burton).

Interpretare gli errori diventa quindi punto saliente per l’insegnante di matematica della scuola primaria e per chi opera nella cura del DSA.

È un’operazione doppiamente fruttuosa:
spolarizza rispetto agli errori,
comunica, trasmette, al bambino il lavoro di ricerca.

In altri termini: l’errore diventa il punto di partenza per un lavoro sui processi risolutivi, abbassando, conseguentemente, la possibile ansia dell’insegnante. Perché l’errore non è più visto come il fallimento del bambino, ma come la spiegazione dei suoi percorsi di pensiero. Spiegazione derivante da interpretazione, certo, ma sempre da vivere come possibile spiegazione. Pur con possibilità di ripensamento, perché ipotesi. Che è ottimo strumento pedagogico, e psicologico, per creare nel bambino un atteggiamento costruttivo verso gli errori, in particolare, e verso la matematica, in generale. Insomma una battaglia contro l’ansia, una costruzione di una sana “ideologia” verso la matematica da parte del bambino, una alta considerazione delle componenti affettive nella soluzione dei problemi. 
Perché il percorso risolutivo (metacognizione), l’idea che l’alunno si fa della matematica (convinzione) e le emozioni (affettività del bambino) agiscono sempre nell’apprendimento e nella produzione matematiche. Si può quindi costruire uno schema di riferimento per chi operi nella rieducazione del DSA, o, comunque, nel “recupero” delle difficoltà matematiche. Questo schema è ovviamente molto duttile, e la sua caratteristica si basa su una visione dinamica, dialettica dell’errore: che viene letto come prodotto personologico, non isolato, cioè riferito al rapporto bambino/compito assegnato. Per quanto si è fin ora detto,

Proponiamo, quindi, lo schema:
Interpretazione dell’errore.
Individuazione del pensiero, ritenuto alla base dell’errore.

L’errore va inserito all’interno della concezione del problema, o metaconcezione: a differenza dell’esercizio, il problema richiede un’inventiva, una creatività personale, e determina un rapporto tra compito da eseguire e soggetto risolutore. Dove il soggetto diventa consapevole del proprio potere di esecutore: ruolo, questo che può essere vissuto non necessariamente in modo ansioso. Al contrario, è importante stimolare la percezione di questo ruolo attivo, che è ruolo di potere. L’errore può non inquinare tale ruolo. L’errore deve essere cercato nel
Processo di risoluzione, articolato in:

pianificazione;
esecuzione;
controllo.

Cioè: le scelte di strategie, le decisioni per raggiungere una mèta. Dove va sottolineata la cura e la calma nella lettura del testo proposto.Cura e calma che rientrano nella percezione del proprio potere operativo. E contro le ansie, che spingono spesso a una lettura frettolosa e parziale del testo proposto dall’insegnante. Ma va sottolineata anche l’importanza dell’attività strategica, tesa a trovare le possibili soluzioni. Perché lì si attivano i processi di elaborazione. Che, se anche errati, sono la rappresentazione di quell’alunno. Che ci indica dove l’insegnante e il rieducatore devono intervenire. Per far sì che le difficoltà si superino. Perché le difficoltà sono date da fallimenti ed errori che si ripetono. Quindi, come dicevamo, interpretazione dell’errore, che significa interpretazione di percorso di soluzione e non interpretazione di risultati. Questo implica la necessità di considerare, in questo processo, anche
Le abilità metacognitive, articolate in:

consapevolezza delle proprie risorse;
regolazione del comportamento, cioè attivazione dei processi di controllo. L’alunno specializza, rende specifico il proprio agire rispetto al compito che gli viene sottoposto. Le prestazioni scolastiche migliorano quando si riesce ad attivare una consapevolezza e una capacità dei processi di controllo: per esempio la presa di coscienza della propria eventuale lentezza. Perché abitua il bambino a mediare tra se stesso e le esigenze che il compito impone. Un rapporto dialettico, insomma, dove il bambino si pone verso se stesso in posizione dinamica, di richiesta, cioè, di cambiamento.

L’insegnante e il rieducatore si pongono quindi, di fronte alle difficoltà matematiche di un bambino, come di fronte a un problema. Anche loro seguiranno questo percorso diproblem solving: consapevolezza e regolazione delle proprie energie, anche in termini emotivi, oltre che necessità di sperimentare strumenti, anche nuovi. Perché l’individuo è interprete dell’esperienza e non la subisce.

Di tutto questo, e anche del mio lavoro sul DSA, sono “moralmente” debitore nei confronti di Rosetta Zan, del Dipartimento di Matematica di Pisa: affascinante e lucida, oltre che attenta ai risvolti umani, la sua ricerca su matematica e metacognizione

Ma, a questo punto, e coerentemente con quanto sopra, si impone un’altra considerazione, che riguarda l’uso di strumenti compensativi nella rieducazione del DSA.
Il loro uso dovrebbe essere inteso come provvisorio,
non come compensazione ma come ausilio,
come eventuale sostegno psicologico contro l’ansia.

Soprattutto per la matematica.
Perché la ricerca, il percorso risolutivo, deve avere la priorità didattica rispetto all’ansia del prodotto e della soluzione, e deve essere trasmesso al bambino “in difficoltà” come un valore di cui appropriarsi. Per controbilanciare, o compensare, qui davvero il termine è appropriato, le difficoltà scolastiche con strumenti endogeni e non con materiale esogeno. Il compito del rieducatore, come quello dell’educatore, è di risolvere le difficoltà, intese come ripetizione degli errori e dei fallimenti.

L’uso di materiale compensativo dichiara il fallimento dell’insegnamento. Intendiamoci: niente è vero al cento per cento. Quindi che lo si usi, il materiale compensativo, quando serve o si ritiene che serva anche per proprie sicurezze da parte dell’insegnante! Lo si consideri però uso provvisorio e si rifletta bene sul fatto che non si potrà mai dire che quel bambino con DSA non riuscirà mai a fare quel determinato compito (che sia lettura o matematica non importa), per il cui finale risultato gli si consegna il materiale compensativo. Perché non si ricompenserà mai delle frustrazioni derivanti. Anche se lui sarà, apparentemente, contento della calcolatrice o del libro parlante. Molto spesso, le difficoltà matematiche riscontrate nei bambini con DSAriguardano l’esecuzione delle operazioni (addizione, moltiplicazione, ecc.)

Ebbene, l’uso della calcolatrice, a volte, è utile. Delegare, definitivamente, le operazioni matematiche alle calcolatrici è il fallimento della rieducazione del DSA. Perché non interessa tanto il prodotto di quel calcolo matematico, quanto il percorso di esecuzione.

Dott. Roberto de Pas
Tratto da 
http://www.curarelabalbuzie.it/dsa-e-la-matematica.html

Adesso la dislessia si cura con smartphone, tablet e app per la lettura

Come riporta un articolo dello statunitense “ScienceDaily”, la tecnologia può rivelarsi un ottimo strumento per il trattamento del Disturbo Specifico dell’Apprendimento

MILANO – “Le App per smarthphone possono incoraggiare i bambini con dislessia ad avvicinarsi alla lettura” ha affermato Lenin Grajo, Master of Education e Docente di Scienza Professionale e Terapia Occupazionale alla Saint Louis University. "La lettura è sempre stata considerata una competenza che si dovrebbe essere in grado di padroneggiare", ha detto Grajo in un articolo pubblicato su Science Daily. "Il mio approccio si focalizza essenzialmente sulla partecipazione. Mi concentro sul livello di gradimento suscitato da un compito piuttosto che su quanto bene si possa svolgerlo". 

LA DISLESSIA – La Dislessia è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA). Tale disturbo è determinato da un'alterazione neurobiologica, in particolare da una disfunzione nel funzionamento di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato. I bambini dislessici faticano a leggere un testo scritto, ci impiegano più tempo ed energie e a volte questo può andare a discapito della comprensione totale di quanto hanno letto. Con il risultato che spesso arrivano a rifiutarsi di leggere, specialmente in presenza di qualcuno e a voce alta. Ma con l'aiuto di educatori e terapeuti, i bambini con dislessia possono approcciarsi alle attività di lettura e scrittura con ottimi risultati, e accrescere la propria autostima. 

VANTAGGI DI APP, TABLET E SMARTPHONE – I bambini con dislessia di solito non amano molto le attività che riguardano la lettura, e spesso evitano di prendervi parte e di dedicarvisi. Ma con le ultime innovazioni tecnologiche, i bambini con dislessia hanno iniziato a utilizzare tablet e applicazioni per smartphone che rendono la lettura e la scrittura molto più divertenti. 

"Questo è un approccio multisensoriale che rende la lettura molto interattiva", ha detto Grajo, che ha ottenuto la sua qualifica di specializzazione proprio studiando le difficoltà di dislessia e di lettura presso la Harvard University. "Se chiedete a bambini con dislessia di leggere un libro, diranno che non è riescono. Ma attraverso queste applicazioni, i bambini si avvicinano con molto piacere alla lettura". Alcuni di questi libri interattivi hanno fotocamere integrate e registratori che impegnano i bambini. Queste applicazioni svolgono un ruolo importante nello sviluppo delle competenze relative alla lettura, alla scrittura, all'ortografia, allo studio e alla capacità organizzativa, che aumentano inoltre la fiducia in se stessi, a scuola e davanti ai compagni. 

ALTRI ACCORGIMENTI UTILI – Grajo dice che i genitori e gli insegnanti dovrebbero adottare piccoli accorgimenti quotidiani che potrebbero aiutare i piccoli. Invece che chiedere loro di leggere un libro, sarebbe più utile coinvolgerli in attività ludiche con immagini e lettere. Per esempio, i genitori possono creare una caccia al tesoro per i loro figli e chiedere loro di leggere gli indizi per trovare gli oggetti nascosti. Un altro modo per incoraggiare i bambini alla lettura è quello di cucinare con loro: i genitori possono leggere le ricette con i bambini e rendere la cucina un’attività divertente e stimoltante. “Attraverso queste attività, i bambini leggono senza rendersene conto: questo è l’approccio occupazionale. Quando ci si accorge di divertirsi facendo qualcosa, vi si partecipa in modo più attivo e si migliora la propria performance” ha proseguito Grajo. Le applicazioni e le attività quotidiane costituirebbero quindi una solida base per il trattamento del disturbo, consentendo ai bambini di sviluppare le proprie strategie per leggere e scrivere quando cominciano ad apprezzare queste attività. "Una volta che sono sicuri, sentono di poter eseguire queste operazioni senza l'aiuto di un genitore o un insegnante" ha detto Grajo. 

8 febbraio 2013

mercoledì 13 febbraio 2013

Iscrizioni solo online per le prime classi ma vanno «perfezionate» dai genitori

SCUOLA - CORRIERE DELLA SERA - 


MILANO - Da quest’anno è obbligatoria l'iscrizione esclusivamente online alle prime classi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Ma le famiglie degli alunni con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) dovranno anche consegnare o inviare agli Istituti scolastici scelti le relative certificazioni per avere diritto alle ore di sostegno o alle misure compensative e dispensative. A disciplinare le iscrizioni per l'anno scolastico 2013-14, da effettuare entro il 28 febbraio, è la circolare del Ministero dell’Istruzione n. 96 del 17 dicembre scorso. L’iscrizione online è facoltativa per le scuole paritarie e non è prevista per la scuola dell’infanzia e per i corsi per gli adulti.

AFFRETTARSI - È possibile accedere alla procedura informatica, predisposta dal Miur in un’apposita sezione del proprio portale, tutti i giorni, 24 ore su 24, fino al 28 febbraio. Ma è bene affrettarsi perché si sono già verificati problemi di connessione al sito e intoppi nel sistema informatico del Ministero per l’elevato numero di domande inoltrate. 

La pagina web "accompagna" le famiglie nell’intero percorso: dalla registrazione alla ricerca della scuola desiderata, dalla compilazione del modulo di iscrizione al suo inoltro. Una volta individuata la scuola, anche tramite la sezione "Scuola in Chiaro", dove trovare pure i codici meccanografici dell’Istituto scelto, va compilato il modello di iscrizione composto da due sezioni: nella prima vanno inseriti i dati anagrafici dell’alunno, la scuola prescelta e le preferenze sull'orario scolastico; la seconda è dedicata alle preferenze relative alla specificità della scuola.

IL SUPPORTO DELLE SCUOLE - Ma per chi non dispone di computer o accesso a internet? «Ci si potrà recare presso la scuola prescelta che deve garantire l’immissione della domanda online presso la propria sede - chiarisce Salvatore Nocera, vicepresidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap e responsabile dell’area legale dell’Osservatorio scolastico dell’Associazione italiana persone Down -. Anche la scuola di provenienza dell’alunno può inserire la domanda per conto della famiglia».

ALUNNI CON DISABILITÀ - Ad occuparsi delle iscrizioni di alunni con disabilità è il paragrafo 4A: qui si specifica che le domande vanno inoltrate online ma devono essere «perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta, da parte dei genitori, della certificazione rilasciata dalla Asl di competenza» che accerti la situazione di handicap ai sensi della legge n. 104 del 92, «corredata dal profilo dinamico-funzionale». Sui tempi di consegna la circolare non è chiarissima. «Almeno la certificazione che attesta la disabilità va consegnata o spedita per posta entro il 28 febbraio - afferma Nocera -. Il profilo dinamico-funzionale, se non disponibile nell’immediato, potrebbe anche essere inoltrato successivamente, ma comunque al più presto». In base alla documentazione ricevuta, infatti, la scuola deve procedere alla richiesta di personale docente di sostegno e di eventuali assistenti educativi a carico dell’Ente locale, nonché alla successiva stesura del piano educativo individualizzato in accordo con la famiglia e gli specialisti dell’Asl.

ALLIEVI CON DSA - La circolare ministeriale disciplina, poi, al paragrafo 4C l’iscrizione degli alunni con disturbi specifici di apprendimento: «Le iscrizioni, effettuate nella modalità online, devono essere perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta, da parte dei genitori, della relativa diagnosi, ai sensi della legge n. 170/2010 e secondo quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 24 luglio 2012, sul rilascio delle certificazioni». Le scuole dovranno quindi attivare percorsi di didattica individualizzata e personalizzata e assicurare le idonee misure compensative e dispensative che facilitano l’alunno nello studio come, per esempio, registratore, calcolatrice e programmi di video-scrittura con correttore ortografico, oppure l’esonero da alcune prestazioni come le prove scritte in lingua straniera, che vengono sostituite con prove equipollenti.