A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

sabato 19 gennaio 2013

Cyberbullismo: 1 adolescente su 5 trova in Rete foto imbarazzanti

Il video realizzato da Telefono Azzurro e Eurispes che raccoglie i numeri e le testimonianze dirette dei ragazzi sul bullismo perpetrato attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Il 23,6% degli adolescenti dichiara di aver trovato online pettegolezzi e falsità sul proprio conto

http://video.repubblica.it/cronaca/cyberbullismo-1-adolescente-su-5-trova-in-rete-foto-imbarazzanti/116318/114739

Diritti, Altre voci, Noi e loro


January 17, 2013 |

Parliamo di cyberbullismo, cioè di bullismo perpetrato tramite i nuovi mezzi di comunicazione. Il 23,6% degli adolescenti intervistati da Telefono Azzurro e Eurispes dichiara di aver trovato on-line pettegolezzi o falsità sul proprio conto. A 1 adolescente su 5 è capitato di trovare in internet proprie foto imbarazzanti. Un altro fenomeno in crescita tra i ragazzi - soprattutto di 16-18 anni - è il sexting, cioè l’invio di testi, immagini e video a sfondo sessuale. Allora come proteggere i propri figli? In studio con Josephine Alessio, Paolo Guiddi, Centro Studi e Ricerche del Telefono Azzurro e Laura Volpini, psicologa giuridica dell’Università La Sapienza di Roma.


di Luce Tommasi e Iman Sabbah

venerdì 18 gennaio 2013

Tecniche di Memoria ed Apprendimento Rapido

E’ possibile apprendere velocemente? Si possono memorizzare dati in tempi brevi? Chiunque lavori con le persone ha sicuramente necessità di apprenderetecniche di memoria. Il lavoro di consulente (a qualunque livello, che si tratti di consulenza psicologica, finanziaria, aziendale etc…) ha bisogno di conoscere e ricordare quanto più riesce del proprio cliente. Qualunque consulente dovrebbe ricordare tutto del proprio cliente in modo tale da soddisfare pienamente le sue esigenze. E’ importante ricordare non solo i dati tecnici come le preferenze di scelta d’acquisto, ma anche tanti altri aspetti come il suo stile linguistico verbale enon verbale, se tende a mentire, il suo stile negoziale, cosa lo motiva, a cosa è attento, i metaprogrammi che utilizza.

Tornando alla domanda iniziale, apprendere velocemente non solo è possibile con opportune tecniche (dettemnemotecniche) ma è anche importantissimo per chiunque abbia a che fare con persone nella propria vita lavorativa. Solo conoscendo e – memorizzando – le caratteristiche della persona che abbiamo di fronte possiamo soddisfare le sue esigenze.

Le tecniche di memoria sono antichissime, utilizzate sin dall’Antica Roma. Oggi sono sempre meno diffuse, la persona è sempre più depotenziata e delega sempre di più alle tecnologie la capacità di memorizzare. La persona oggi ha meno bisogno di memorizzare, se dimentica qualcosa può sicuramente ritrovarla nel hard disk, nel proprio telefono, sul proprio account Facebook. In altre parole, la persona delega alla tecnologia la capacità di memorizzare, e per questo motivo diventa sempre più smemorato.

Nell’Antica Roma invece questo non era possibile, scrivere e archiviare non era mica così facile come oggi. Oggi è molto facile scrivere, archiviare, recuperare dati. Ma non in tutti i casi ci è consentito controllare ciò che archiviamo in un dispositivo tecnologico. Ad esempio in un colloquio o in un public speaking, la persona tendenzialmente non può farlo. A quel punto diventa fondamentale la capacità di memorizzare.

Vediamo ora alcune abitudini sbagliate per curare la propria capacità di memorizzare.

1. Assumere sostanze eccitanti:

Oggi ne esistono diverse: caffè, ginseng, guaranà. E’ vero, alcuni studi mostrano che il “caffè migliora la memoria”, ma entriamo nella metodologia degli studi, si parla solamente di effetti della Memoria a Breve Termine (MBT), non della Memoria a Lungo Termine (MLT), che è quella che fa la differenza in contesti come colloqui e presentazioni in pubblico. Il caffè inoltre è un eccitante, può provocare tachicardia, tensione, e questo non è utile quando ci relazioniamo con gli altri. Trasmettendo continuamente ciò che proviamo, l’altro percepirà la nostra tensione. Le sostanze eccitanti, inoltre ci rendono iper-reattivi ai vari distrattori che ci sono tra noi e il contenuto da memorizzare (cellulari che squillano, notifiche su Facebook, persone che ci chiamano).

2. Assumere integratori:

Esistono intere fabbriche, ma se una persona ha una dieta sana e non ha particolari disfunzioni, gli integratori sono inutili. In quanto il corpo espelle senza utilizzare sostanze superiori alla quantità necessaria.

Vediamo ora delle abitudini corrette per la memoria.

1. Apprendere la meditazione e l’autoipnosi

La meditazione non è solo una pratica religiosa, oggi è anche una tecnica psicologica, si è dimostrata efficace per la cura di molti problemi, come ansia, depressione, problemi sessuali, calo della performance, motivazione. Lameditazione e l’autoipnosi aiutano la persona a concentrarsi meglio su un singolo stimolo.

Scritta da chi la dislessia la conosce e la vive

È la Guida Didattica per Insegnanti, intitolata “Con-pensare i DSA”, utile volume che consente di comprendere sinteticamente la complessità dei disturbi specifici di apprendimento (DSA), orientandosi tra dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. E il suo “valore aggiunto” è dato dal fatto che a scriverla è stato Filippo Barbera, giovane studioso e insegnante che tali problemi li vive quotidianamente sulla propria pelle
Filippo Barbera
Dopo il suo libro-testimonianzaUn’insolita compagna: la dislessia(Vicenza, Editrice Veneta, 2010), che ha venduto in brevissimo tempo ben duemila copie, dopo le quali è stato posto in download gratuito on line, Filippo Barbera – ventiquattrenne vicentino, laureato in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Padova, oggi insegnante di scuola primaria e da più di cinque anni impegnato in un’intensa attività di studio sui disturbi specifici di apprendimento (DSA) – si è cimentato in un altro ambito letterario.
È infatti una Guida Didattica per Insegnanti quella realizzata dal giovane Autore, nel frattempo passato dall’altra parte della cattedra. Sempre e comunque di dislessia e di disturbi specifici di apprendimento si parla, materia che Filippo conosce bene, non solo perché si è dedicato ad essa nello studio – e ora nella specializzazione -, ma anche e soprattutto perché la vive sulla propria pelle, quotidianamente.


Con-pensare i DSA, questo il titolo, è un utile volume che consente al Lettore di comprendere sinteticamente la complessità dei disturbi specifici di apprendimento, orientandosi tra dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. Soprattutto permette di acquisire velocemente gli strumenti pratici e i parametri di base per poter rapportarsi correttamente alle esigenze degli studenti coinvolti in questi problemi, bisognosi di comprensione e aiuto, ma nello stesso tempo intelligenti e capaci.
Come sottolinea Cesare Cornoldi dell’Università di Padova nella prefazione, «la Legge 170[Legge 170 del 2010, N.d.R.] e i successivi Decreti [Decreto n. 5669 del 12 luglio 2011, N.d.R.] hanno sancito il diritto dei DSA a condizioni educative che valorizzino le loro potenzialità e hanno avviato un processo di sensibilizzazione e riorganizzazione didattica». E proprio alla scuola e agli insegnanti si rivolge questa guida, con l’obiettivo di favorire e facilitare tale processo.


Realizzato con la collaborazione degli Istituti Comprensivi Torri 1 e Torri 2 di Vicenza, il volume è disponibile on line gratuitamente. Si stima che già oltre duemila persone lo abbiano scaricato, a seguito di un veloce passaparola su Facebook, ma nelle intenzioni dell’Autore, c’è anche una diffusione più istituzionale tramite le scuole, che aderendo all’iniziativa hanno anche la possibilità di ricevere direttamente gli aggiornamenti periodici.
L’obiettivo finale è quello di favorire il successo formativo e l’autorealizzazione di quel 5% di bambini e ragazzi che hanno a che fare con i DSA, disturbi con i quali, come dimostra lo stesso Filippo Barbera, si può felicemente convivere. (Ufficio Stampa Quid Comunicazione)


Per ulteriori informazioni e approfondimenti: iodislessico@gmail.com.


Dislessia e altri disturbi specifici di apprendimento (DSA)
Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali. I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema. Si parla ancora, ad esempio, di pigrizia, demotivazione o disagio psicologico, problemi che senz’altro a volte possono essere associati al disturbo, ma che rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa. Per ridurre l’interferenza di tali disturbi, è possibile ricorrere all’ausilio di strumenti compensativi e dispensativi, appositamente previsti dalla normativa italiana.
Ad occuparsi di questo, nel nostro Paese, vi sono organizzazioni come l’AID (Associazione Italiana Dislessia) o forum come Dislessia On Line.

Dislessia, il tablet per la scuola è realtà

Tratto da Panorama.it





Marco Iannacone è un ingegnere informatico con un figlio dislessico. Gli viene l'idea di un tablet. Dopo varie sperimentazioni, la tavoletta per il disturbo specifico dell'apprendimento è commercializzabile su un sito internet.



Il tablet per bambini dislessici è finalmente diventato realtà e sarà commercializzabile su un apposito sito internet . A dirlo a Panorama.it è Marco Iannacone, ingegnere informatico, ideatore del tablet e papà di un bambino dislessico. Marco, che abbiamo incontrato qualche mese nella fase di sperimentazione della tavoletta, scopre poco più di un anno fa che il suo bambino è affetto da un disturbo specifico dell'apprendimento (dsa) . Non conoscendo l'argomento, si mette a leggere, studiare, capire. E scopre che il disturbo colpisce quattro bambini su cento nel mondo e che ancora se ne parla poco, soprattutto per la parte tecnologica e di software di supporto. Scatta in lui l'idea di fare qualcosa di utile dal punto di vista tecnologico per aiutare suo figlio, ma anche tutti i bambini nella sua stessa condizione. Non un pc, troppo pesante e particolarmente complesso ci racconta Iannacone, ma un tablet. Dopo mesi di sperimentazione, e dopo "una serie di inconvenienti tecnici come ad esempio il fatto che il fornitore hardware, che era ungherese, abbia mollato e abbiamo dovuto ricominciare daccapo", finalmente il progetto è pronto e sarà possibile commercializzarlo.
"Il tablet si chiama Edi Touch , in onore a Edi, che è l'assistendi Archimede Pitagorico ed un ebook con sintesi vocale permette di leggere libri scolastici e di narrativa e ha una funzione del parental control che offre all'insegnante e ai genitori la scelta di quali applicazioni siano  accessibili al bambino - speiga Iannacone -. Finalmente siamo pronti per partire. Ho trovato una catena funzionante in tutte le sue fasi. Ho sviluppato una nuova interfaccia grafica, più adatta ai bambini delle scuole primarie. Rimangono le precedenti, ma adesso si potrà sceglierequelle che si preferiscono. La piattaforma hardware è più potente e il prodotto finito è italiano in tutti i suoi componenti con certificazione più controllata nel nostro paese".
In pratica, la nuova versione del tablet ha completato tutta la fase di beta test, è più veloce, ha un nuovo hardware, icone anche in lingua inglese e caricherà di default un font, chiamato "open dislessic", che presenta il vantaggio di rompere le simmettrie di alcune lettere, per esempio la p e la q, che i bambini dislessici hanno difficoltà a leggere. "Questo font ingrossa le lettere in alcune parti in modo da differenziarle - aggiunge Iannacone -. Per esempio, la b e la d, rovesciate creano problemi ai dislessici. Questa nuova applicazione dovrebbe aiutare, facilitando la lettura".

Lo scorso settembre l'ingegnere informatico è stato invitato a presentare Edi Touch all'XI  Congresso internazionale sulla dislessia presso l'Università di San Marino. Si tratta del principale evento internazionale che si tiene ogni due anni e nel quali ricercatori universitari e specialisti di tutto il mondo si trovano per condividere gli ultimi risultati delle loro  ricerche. "E' stata proprio l'Università di San Marino a invitarmi a presentare il mio tablet, motivo, questo, di grandissimo onore e riconoscimento per il mio lavoro", afferma soddisfatto Iannacone. Ora, con la commercializzazione, comincia la fase vera e propria della diffusione, anche attraverso accordi e partnership con enti, ministeri e associazioni. "Con il nuovo anno ci sarà una grande novità che sarà presentata a fine gennaio, ma è ancora prematuro svelare i particolari - dice l'inventore di Edi Touch -. Molte associazioni ed enti si sono già però interessate al mio prodotto, come ad esempio la cooperativa "Il Geco " di MIlano, che è formata da un gruppo di psicologi e neuropsichiatri e che si sono messi a disposizione per combinare le comptenze specifiche del tablet con quelle sulla dislessia dal punto di vista medico e psicologico. Ci faranno da supporto anche con corsi di formazione specifici e questo per me è motivo di grande soddisfazione".
Dal primo giorno della commercializzazione in rete, sono arrivate a Iannacone centinaia di richieste di acquisto e questo obbliga l'ingegnere a lavorare più del previsto, ma "va bene così", taglia corto. E quando gli chiediamo come sta suo figlio e come usa il tablet, risponde con grande sincerità: "Mio figlio sta bene, cresce e si diverte tantissimo con la tavoletta. Vorrebbe sempre usarlo, ma come tutti i dislessici non deve mai dimenticare l'aiuto offerto dagli insegnanti e dagli specialisti”. Nuove tecnologie e tecniche tradizionali vanno di pari passo per rendere la dislessia un disturbo sempre meno difficile da affrontare.

Mozart, parole e dislessia







Di Rita Occhipinti


15 gennaio 2013




Ascoltare Mozart rende più intelligenti? Inizia con questa domanda, su Neuropsychologia di dicembre, lo studio svolto all’Università di Milano Bicocca, su musica e cervello. Forse non aumenterà l’ingegno ma, secondo questa ricerca, imparare a suonare da bambini modifica il processo di lettura delle parole e può curare la dislessia.


Già in passato i neuroscienziati si sono interessati al cervello “diverso”, in dimensioni e funzionalità, dei musicisti. Ma quello di Milano è il primo studio comparativo tra musicisti e non musicisti che indaghi la comprensione visiva ortografica,cioè il processo di lettura delle parole.


Lo studio ha coinvolto 30 partecipanti: 15 laureati al Conservatorio e 15 soggetti incapaci di leggere la musica. Ai volontari sono state sottoposte parole e battute musicali, e durante la lettura è stata registrata la loro attività “elettrica” cerebrale. Risultato: nei non musicisti si attiva la sola VWFA (visual word form area) nell’emisfero sinistro del cervello, mentre nei musicisti si attiva un’area simile anche a destra. Questo apre possibilità terapeutiche per la dislessia. «I dislessici – spiega Alice Mado Proverbio, coordinatrice della ricerca – mostrano un’attivazione anomala della VWFA di sinistra e beneficierebbero di una VWFA a destra».






Fonte:




http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S002839321200509X

Dislessia. Ido: “Tutti i bambini possono migliorare. Da loro errori molte informazioni”

Tratto da Quotidiano on line

di informazione sanitariaVenerdì 18 GENNNAIO 2013
È quanto spiegano gli esperti dell’Istituto di ortofonologia. Un corretto approccio terapeutico “deve prevedere un intervento in ambito psicologico e un intervento in ambito specialistico e didattico”. Il tema sarà trattato sabato prossimo nel corso del XV convegno nazionale dell’Ido sulle dislessie.

17 GEN - “Per sviluppare una diagnosi di dislessia deve essere compromessa la tecnica di lettura. Per soddisfare questa diagnosi sono alterate sia la correttezza, che la velocità, ma la qualità dell’errore commesso ci dà molte informazioni sul funzionamento alterato che ha determinato l’errore”. Lo ha spiegato la logopedista Francesca Sgueglia, del servizio di valutazione dell’Istituto di ortofonologia (Ido), che sabato tratterà il tema "L’interpretazione degli errori. Gli strumenti compensativi in una dimensione qualitativa", al XV convegno nazionale dell’Ido sulle dislessie, in programma a Roma presso l’Istituto Regina Elena.

“Una prova standardizzata di lettura - ha proseguito la logopedista - prevede che un bambino legga 297 sillabe in un minuto e venti secondi. Un tempo che può estendersi, rimanendo nella norma, fino a due minuti e quarantacinque secondi”. “Un bambino di quarta elementare con un Disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa) severo - ha illustrato Sgueglia - legge 147 sillabe in due minuti e quarantacinque secondi, dunque 8 righe nel tempo massimo consentito”. Questo accade per motivi diversi e anche perché ci sono dei bambini “molto ansiosi che pur di non fare errori rallentano talmente l’atto di decodifica che leggono lettera per lettera. La correttezza sarà buona - ha aggiunto Sgueglia - ma destrutturano la morfologia della parola. Inoltre, una lettura sillabata gli renderà molto complessa la comprensione del testo”.

Nei casi clinici, secondo l’esperta, c’è una caratteristica comune: “Sviluppo intellettivo nella norma ed elevati livelli d’ansia. Tutti i bambini hanno un disturbo iperansioso”. Per questo motivo, un corretto approccio terapeutico “deve prevedere un intervento in ambito psicologico e un intervento in ambito specialistico e didattico, in modo da creare un contesto motivante in cui il bambino possa sperimentare le proprie capacità e riconoscere i propri limiti favorendo l’autonomia organizzativa”. Si deve lavorare “in modo intenso sulla consapevolezza dell’errore - ha spiegato la logopedista - il bambino l’errore lo deve conoscere per poterlo riconoscere fino al raggiungimento di una capacità di autocorrezione: questo è uno dei principali obiettivi nei Dsa e in particolare nei disortografici”.

Gli strumenti compensativi e dispensativi “devono essere appropriati al livello scolastico e alle capacità del bambino. Bisogna garantire il massimo rendimento concettuale-contenutistico e non penalizzarli sul piano didattico. Se questi strumenti (pc, registratore, audiolibri) - ha sottolineato Sgueglia - vengono applicati a tutti e troppo presto il soggetto non migliorerà nell’atto della letto-scrittura. Nei Dsa, invece, tutti i bambini possono migliorare e si può arrivare ad un ottimo livello di compensazione, ma ci vuole prudenza nell’attivazione di tali misure. Se si dà tutto a tutti in modo indiscriminato creeremo una società di analfabeti e dislessici”.
I docenti dovranno quindi “essere formati - ha concluso la logopedista dell’équipe di specialisti dell’IdO - per poter comprendere da dove ha origine quello specifico disturbo dell’apprendimento di quel bambino e come deve essere definito un piano didattico personalizzato”.

Al convegno verranno presentati anche i risultati di uno studio dell’IdO relativo a un nuovo filone di ricerca che riguarda i disturbi di apprendimento e le relazioni parentali, cercando di comprendere perché i bambini con Dsa non raggiungono quelle autonomie di base che precedono la scolarizzazione.

Dislessico, lascia la scuola.


La Provincia di Como del 12-01-2013

Dislessico, lascia la scuola. «Non è seguito, resta a casa» 

PUSIANO. Emerge in questi giorni una triste vicenda che riguarda un ragazzo dislessico e disgrafico di 12 anni, che frequenta la seconda media in paese. Il ragazzo da martedì è stato ritirato da scuola dai genitori, esausti di non essere ascoltati.
«Gli insegnanti non seguono mio figlio nel modo adeguato» - sostiene la mamma - «Chiedo solo che capiscano le difficoltà del bambino e trovino un modo per aiutarlo».
Il ragazzino ha difficoltà nella scrittura e nei calcoli, problemi che gli sono stati riscontrati in seconda elementare. Da sei anni, quindi, il problema esiste e la famiglia ha fatto una serie di visite e analisi che lo hanno confermato. Mamma e papà mostrano tutti i documenti medici che dimostrano le difficoltà del ragazzino.
«È una questione certamente delicata, ma purtroppo l'insegnante di sostegno per i ragazzi dislessici non è previsto dalle leggi nazionali, Ricordo infatti che è previsto solo per i disabili» - replica il preside, Giancarlo Galli - «Questo non vuole dire che noi non seguiamo adeguatamente il ragazzo: esiste un piano personalizzato per venire incontro alle sue difficoltà».