A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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giovedì 12 gennaio 2012

SCUOLA/ Quando la dislessia mette più in difficoltà le famiglie che i bambini

Eleonora Carravieri  
SCUOLA/ Quando la dislessia mette più in difficoltà le famiglie che i bambini
Il minestrone alla genovese necessita di un certo numero fisso di ingredienti, di un lungo tempo di cottura, di essere servito e condito con olio e odori freschi e naturalmente di commensali che sappiano apprezzare la differenza con quello surgelato. Questo preambolo per commentare l’abitudine della nostra società a consumare tutto velocemente: in ogni ordine di scuola gli insegnanti sono in allarme e una quantità di ragazzini sono inviati presso le Asl o gli specialisti privati competenti per diagnosticare un possibile disturbo d’apprendimento. In prima elementare perché il bambino non scrive ancora nel quadretto, in seconda perché ci mette troppo tempo sia a leggere che a scrivere, in terza perché fa troppi errori, in quarta perché fa ancora errori e non se ne accorge, in quinta perché non capisce i problemi pur sapendo le tabelline, in prima media perché “fatica a recuperare, mette molto impegno e energia ma… non si può che pensare che le sue capacità sono state sottovalutate e ora… siamo in ritardo”. La diagnosi è necessaria ma a volte, invece di rimettere in moto, frena.
Alla consultazione i genitori ripercorrono, a volte con sgomento, le settimane e gli anni di scuola dei figli; all’asilo andava tutto bene, ha cambiato ogni anno insegnante ma nessuno ha segnalato niente, mia moglie dice che fa fatica ma io lo trovo come i suoi compagni, è come me da piccola, anche suo fratello non leggeva volentieri poi ha cominciato e non si ferma più.
Le logopediste, in genere, sono il primo professionista interpellato, accolgono con ansia pressate dalle scadenze della diagnosi e dei test; se vedo  il bambino  troppo presto cosa scrivo sulla relazione? Meglio inviarlo prima al neuropsichiatra infantile (Npi)? Devo dedicare tempo anche alla raccolta delle informazione che la maestra mi ha suggerito o chiedo subito la cooperazione di uno psicologo? Insomma si rischia di non darsi il tempo dell’osservazione e della descrizione delle abilità specifiche.
E’ un periodo di stress per questi tre figure dopo l’approvazione della legge sulla dislessia di luglio 2011, che temono di perdere sia tempo che i tempi giusti. Il tempo ha un valore cardinale nello sviluppo sia di un bambino che inizia la scuola elementare che di quello che inizia le medie. L’insegnante deve darsi tempo per osservare caratteristiche, stile cognitivo e l’evoluzione delle abilità. 
L’esperienza  aiuta a riconoscere chi esce dal ritmo della classe, è necessario però capire meglio la fatica del bambino, fornire informazioni descrittive alla famiglia, iniziare un dialogo che permetta ad entrambi di giungere ad una decisione, se necessario di chiedere a un terzo di valutare o anche solo di riprendere la propria specificità pedagogica.
La famiglia, sempre più spesso, vive come un esame queste comunicazioni, come se difficoltà, lentezza ed errori fossero un marchio fluorescente per il suo bambino, così si ferma in attesa e spesso confonde le segnalazioni con il malessere del bambino che inizia a perdersi tra codifica e decodifica, linea dei numeri, decine e tabella pitagorica.
La legge indica la necessità di una équipe multi professionale: il Npi, lo psicologo e il logopedista, per distinguere un disturbo specifico da una fatica aspecifica: tre figure per valutare con modalità differenti lo sviluppo dell’apprendimento che è multiforme, con una grande valenza affettiva e caratteristiche evolutive peculiari in ogni fascia d’età. Occorre una  diagnosi multidisciplinare per non perdere i tempi personali dello sviluppo, dell’evoluzione, dell’autostima, per limitare gli oneri economici a volte insostenibili, vista le lunghe liste d’attesa dei servizi pubblici, per potenziare il recupero anche nell’ambito scolastico attingendo all’energia e all’esempio del gruppo dei pari, o per valorizzare la mediazione  famigliare dove possibile.
La Regione Lombardia nel tentativo di rispondere ai bisogni del cittadino e di applicare la legge, ha istituito un tavolo di lavoro che nel 2012 cercherà di descrivere chi fa cosa e come, ribadire i tempi, non tanto della diagnosi ma anche della presa in carico. La Consensus Conference indica tempi così brevi di intervento (20-25 sedute) che possono servire solo a stimolare abilità peculiari o indicare input da approfondire in altri ambiti.
E’ di nuovo una questione di tempi e, tornando alla metafora, bisogna rendere un minestrone surgelato degno della tradizione culinaria italiana.

Tempo di iscrizioni all'anno scolastico 2012-2013

Superando.it del 10-01-2012 (*a cura di Salvatore Nocera)

È stata una Circolare Ministeriale del 29 dicembre scorso a fissare le disposizioni relative alle iscrizioni nelle scuole di ogni ordine e grado, determinando la data conclusiva di tale operazione al 20 febbraio prossimo. Ne analizziamo le parti che direttamente e indirettamente riguardano gli alunni con disabilità

ROMA. Con la Circolare n. 110 del 29 dicembre scorso, il Ministero dell'Istruzione ha emanato le disposizioni relative alle iscrizioni nelle scuole di ogni ordine e grado, fissando la data conclusiva di tale operazione al 20 febbraio prossimo.
Nelle Premesse del provvedimento si dispone espressamente che: «Le domande di iscrizione [siano] accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola istituzione scolastica, limite definito sulla base delle risorse di organico e dei piani di utilizzo degli edifici scolastici predisposti dagli Enti Locali competenti. Resta inteso, comunque, che l'Amministrazione scolastica deve garantire in ogni caso, soprattutto per gli alunni soggetti all'obbligo di istruzione, la fruizione del diritto allo studio attraverso ogni utile forma di razionalizzazione e di indirizzo a livello territoriale». Ciò significa, per un verso, che è l'organico di diritto a determinare il numero delle classi, ma anche il rispetto delle leggi sulla sicurezza delle aule e degli edifici che, com'è noto, non consentono di norma più di venticinque alunni per classe.
Osservazioni
Al proposito la Circolare non fa alcun riferimento al Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 81/09 - del quale tuttavia si dovrà tenere conto - il cui articolo 5, comma 2 prevede che, di norma, una classe ove siano presenti alunni con disabilità non possa superare il numero di venti alunni, elevabile a ventidue in forza dell'articolo 4 dello stesso DPR, ma anche riducibile a meno di venti, in forza del medesimo articolo 4 e anche dell'articolo 8, sempre del DPR 81/09.
Ciò, unitamente all'insufficiente capienza di singole aule, può legittimare la richiesta di sdoppiamenti di classi e quindi di aumenti di organico (se ne legga già in questo sito cliccando qui e anche qui).

L'articolo 1, poi, della Circolare prodotta nei giorni scorsi, nel precisare che le richieste di tempo pieno e prolungato possono essere accolte secondo la disponibilità delle risorse assegnate, richiama la normativa sul diritto all'istruzione domestica o parentale e all'adempimento dell'obbligo scolastico sino al compimento del sedicesimo anno di età.
Osservazioni
Con riguardo all'istruzione parentale, è opportuno ricordare che la Sentenza 226/01 della Corte Costituzionale stabilisce che per gli alunni con disabilità essa non è una valida modalità di adempimento dell'obbligo scolastico, poiché per loro l'unica forma di scolarizzazione è data dall'inclusione.
Quanto al termine dei sedici anni per l'adempimento dell’obbligo scolastico, è da tener presente che per gli alunni con disabilità esso può adempiersi sino al compimento del diciottesimo anno di età, alla luce dell'articolo 14, comma 1, lettera c della Legge 104/92.

L'articolo 2 ribadisce quindi che all'obbligo scolastico si possa adempiere anche tramite i corsi di formazione professionale e i corsi di istruzione per gli adulti.
Osservazioni
Qui è bene ricordare che gli alunni che al compimento del diciottesimo anno di età non abbiano ancora completato la scuola secondaria di primo grado, devono continuare gli studi presso i centri di istruzione per gli adulti - come stabilisce la già citata Sentenza 226/01 della Corte Costituzionale - e che quelli con disabilità abbiano in tali centri il diritto a tutti i benefìci previsti dal loro diritto allo studio inclusivo, secondo quanto stabilito dall'Ordinanza Ministeriale 455/97, richiamata dalla medesima Sentenza 226/01.

E ancora, l'articolo 3 stabilisce che per le iscrizioni alle scuole superiori, i genitori indichino altre due scuole, nel caso la domanda non possa essere accolta per eccesso di iscrizioni e per l'applicazione dei criteri di priorità stabiliti nella preventiva Delibera del Consiglio di Istituto che, come detto nelle Premesse, dev'essere pubblicata all'Albo di Istituto prima delle iscrizioni, senza necessitare di autorizzazioni ministeriali, dovendo per altro rispondere a criteri di ragionevolezza.
In caso poi di trasferimento di scuola, anche ad anno scolastico iniziato, dev'essere rilasciato il nullaosta.
Osservazioni
In tali criteri sembrerebbe poter rientrare anche la Delibera di non iscrivere in una classe più di due alunni con disabilità non grave, sulla base dell'analogo criterio indicato dalle Linee Guida Ministeriali per l'Integrazione Scolastica del 4 agosto 2009 e dalla già citata Circolare Ministeriale 63/11.
In caso di trasferimento di scuola di un alunno con disabilità - stante la norma dello spostamento dei docenti anche per il sostegno solo su propria decisione - è da ritenere che l'alunno abbia diritto a chiedere un altro docente per le attività di sostegno.

L'articolo 4, infine, riguarda espressamente gli alunni con disabilità e vi si precisa innanzitutto che per l'iscrizione occorre la certificazione di disabilità di cui al Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) 185/06 e il Profilo Dinamico Funzionale (PDF), che va aggiornato alla fine di ogni grado di scuola, come previsto dall'articolo 12, comma 8 della Legge 104/92 e dall'articolo 4, comma 4 del DPR del 24 febbraio 1994.
Sulla base quindi delle esigenze ivi indicate, vanno formulate nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) le richieste delle risorse necessarie (sostegno, assistenza per l'autonomia e la comunicazione, trasporto, assistenza igienica, eliminazione di barriere architettoniche e sensopercettive ecc.), come stabilito dall'articolo 9, comma 15 e dall'articolo 10, comma 5 della Legge 122/10, che richiama il principio del rispetto delle «effettive esigenze» dell'alunno, stabilito dalla Legge 296/06, articolo 1, comma 605, lettera b.
Si precisa che gli alunni con disabilità frequentanti la scuola secondaria di primo grado che non abbiano ancora compiuto 18 anni prima dell'inizio del nuovo anno scolastico e che conseguano agli esami solo l'attestato con la certificazione dei crediti formativi maturati, hanno diritto - con il semplice attestato - a iscriversi alle scuole superiori, al solo fine di conseguire un altro attestato agli esami finali.
Osservazioni
Circa le certificazioni necessarie per l'iscrizione, è da ritenersi che nulla sia mutato a seguito della Direttiva n. 14 del 29 dicembre 2011 del Ministero della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione, secondo la quale «tutti gli status, le qualità personali e i fatti» di cui all'articolo 46 del DPR 445/00, risultanti da certificazioni pubbliche, devono essere prodotti alle Amministrazioni Pubbliche tramite autocertificazione sostitutiva di atto di notorietà. Infatti, il citato articolo 46 elenca tassativamente le qualità personali che devono essere autocertificate e tra queste non figurano le certificazioni di disabilità.
Pertanto, all'atto dell'iscrizione, si deve continuare a consegnare alla scuola la certificazione di cui al citato DPCM 185/06 in originale.

Quanto poi all'aggiornamento del Profilo Dinamico Funzionale, esso dev'essere effettuato non dalla sola ASL, ma da tutto il Gruppo di Lavoro Handicap Operativo (GLHO), composto dagli operatori della stessa ASL che seguono l'alunno, da tutto il Consiglio di Classe dell'ultimo anno del grado di scuola e dalla famiglia, come stabilito dall'articolo 12, comma 5 della Legge 104/92.
Pertanto, è evidentemente illegittima la prassi secondo cui molte scuole richiedono alle sole ASL l'aggiornamento della Diagnosi Funzionale (DF), in luogo dell'aggiornamento del PDF, che non è di competenza della sola ASL.
Tutto, per altro, diverrebbe più semplice se si applicasse l'Intesa Stato/Regioni del 20 marzo 2008 che prevedeva l'accorpamento della DF con il PDF, ma che non ha trovato ancora attuazione.

Va detto in conclusione che questo articolo 4 della Circolare 110/11 chiarisce definitivamente che solo gli alunni che non hanno compiuto i 18 anni prima dell'inizio dell’anno scolastico possono iscriversi alle scuole superiori con il semplice attestato.
Tale norma trova i suoi logici fondamenti nella Sentenza 215/87 della Corte Costituzionale, che ha affermato il diritto pieno e incondizionato di tutti gli alunni con disabilità, anche gravissima, a realizzare l'inclusione nelle scuole superiori. Tale Sentenza, però, per essere applicabile, necessitava di una norma che consentisse l'iscrizione alle scuole superiori anche in assenza del diploma di licenza media. Ebbene, questa norma è stata emanata con l'articolo 11, comma 12 dell'Ordinanza Ministeriale 90/01, confermata dall'articolo 9 del DPR 122/09, secondo la quale, tuttavia, tale possibilità eccezionale è giustificata dalla necessità di consentire agli alunni con disabilità di adempiere l'obbligo scolastico sino al compimento del diciottesimo anno di età, come sopra detto, anche nelle scuole superiori.

*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap). Responsabile del Settore Legale dell'Osservatorio Scolastico dell'AIPD (Associazione Italiana Persone Down). Il presente testo riadatta una scheda già pubblicata nel sito dell'AIPD, per gentile concessione.

che la dislessia, sia la misura della scuola...

Cari amici ho ricevuto nella posta dell'Associazione questa mail, e la giro perchè è una conferma che non bisogna mai porsi dei limiti e avere perseveranza.

Da Massimo Rondi
A coloro che riceveranno questa lettera:
Chiedo scusa se qualcuno penserà che non gli interessa, ma è una testimonianza che vi chiedo di far girare, in nome della accessibilità, per tutti i lettori in difficoltà... qualsiasi difficoltà incontrino.Come dislessico lieve non riconosciuto vorrei ringraziare il professor Stella (Fondatore Associazione Italiana dislessia, Ordinario di Psicologia clinica, Università di Modena e Reggio Emilia) per il suo chiarificatore intervento riportato nei giorni scorsi anche su La Stampa, a proposito delle diagnosi di dislessia.Qui il link al testo comparso su Il Corriere della Sera: http://www.corriere.it/salute/disabilita/11_dicembre_20/troppe-diagnosi-dislessia-replica_b39dd896-2b22-11e1-b7ec-2e901a360d49.shtmlCiò che mi salvò, ai miei tempi, fu l’acutezza di una maestra intelligente e attenta che identificò il mio problema e adottò – lo comprendo ora – maniere dispensative e compensative ante litteram. Ciò mi permise di mettermi in linea con i miei compagni, pur facendo il doppio della fatica. Ma so che moltissimi altri dislessici, seppure nati parecchi anni dopo di me, non hanno incontrato  uguale lungimiranza: penso a Daniele Zanoni, che si è sentito dire da un’insegnante: Non combinerai mai nulla, e si è laureato in fisica. Grazie alla sua grande cocciutaggine.Ma perché dobbiamo ottenere con fatica ciò che è un nostro diritto? Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…(Costituzione della Repubblica Italiana, Principi fondamentali, Articolo 2). Questa era la premessa della collana Junior di Edizioni Angolo Manzoni, per dire che tutti i bambini hanno diritto alla “lettura”. Se i libri in commercio non sono adeguati, si facciano libri ergonomici… Questo è uno scopo della Legge n. 170 recentemente varata, “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento”: adottare metodi e strumenti dispensativi e compensativi...Oltre all’AID vorrei ringraziare Vittoria Franco, Franco Asciutti e gli altri parlamentari che l’hanno promossa; Laura Ceccon e tutti quelli che l’hanno appoggiata nel pretenderne la promulgazione e tutte le associazioni,  i gruppi, enti e circoli di esperti,  insegnanti e genitori che sono sorti col proposito di far sì che la scuola sia a misura di dislessici, anzi che la dislessia sia la misura della scuola.
E non fermiamoci qui!Concluderei con la famosa foto di Einstein da "Storie di normale dislessia", di Rossella Grenci e Daniele Zanoni (Junior D EasyReading - font "ad alta leggibilità" mirato ai DSA Edizioni Angolo Manzoni 2011):http://www.10righedailibri.it/prime-pagine/storie-normale-dislessia-15-dislessici-famosi-raccontati-ai-ragazziE con alcune informazioni:http://www.rossellagrenci.com/2012/01/caratteri-di-stampa-per-i-dislessici/http://www.angolomanzoni.it/pdf/carattere_easyreading_presentazione.pdf

martedì 10 gennaio 2012

Conti distinti, per favore!

Tratto da http://www.educationduepuntozero.it
Nei processi di valutazione e di efficienza del sistema scolastico non ci si può affidare a criteri docimologici che escludono i ragazzi più deboli e fragili. Per questo, sarebbe un bene rivedere le prove Invalsi che vengono calate dall’alto, discriminando, facendo “parti uguali fra disuguali”.
È tempo di tagli e di valutazioni. La scuola, come si sa, è stata tagliata e umiliata dal precedente governo che l’ha ridotta in condizioni di non “nuocere” più alla salute culturale del nostro Paese. Gli insegnanti sono stati presi di mira e sono stati visti come i responsabili primari degli scarsi apprendimenti dei nostri studenti nelle prove Invalsi e nei consessi internazionali (prove Ocse-Pisa).

Così si è cercato di rimediare attraverso la sperimentazione del progetto “Valorizza”, fortemente voluto dal ministro Gelmini e ripreso dall’attuale ministro Profumo. Il progetto “Valorizza” ha, infatti, coinvolto 33 scuole italiane, collocate in Piemonte, Lombardia e Campania, che “volontariamente” si sono impegnate in un percorso di valutazione interna (condotta da un nucleo formato dal dirigente scolastico e due docenti scelti dal collegio), per scegliere i colleghi considerati migliori, secondo il giudizio espresso dai genitori, dagli studenti, nelle scuole superiori, e (appunto) dai colleghi (oltre che dal preside).

Ai colleghi “bravi per sentito dire” è stata elargita una quattordicesima.

È ormai cosa risaputa che anche le prove Invalsi vengono somministrate per individuare le scuole più carenti e per accertarsi del livello di competenza degli insegnanti che vi operano.

Per chi avesse ancora dei dubbi in merito, ecco uno stralcio della lettera di intenti del Governo all’Unione Europea (26/11/2011). Nel documento si legge testualmente: “L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti”.

Ritornando al progetto “Valorizza”, pensate che nella valutazione degli insegnanti, un approccio “reputazionale” possa migliorare la qualità e l’efficienza delle scuole? Ecco cosa ne pensa il professor Maurizio Tiriticco: “Da quanto ho saputo da amici e da quanto avevo superficialmente ‘annusato’, l’esperienza tanto attesa, tanto vantata e tanto esaltata ha lasciato il tempo che trova! Ma che significa una valutazione fondata sul principio del ‘volemose bene’? Ma sì, il profff Tal dei Tali merita, è tanto bbbono, tanto bbbravo, tanto bbbenvoluto... invece la prof Tal’altra... non mi sembra che... e tu che dici? Ma, io direi... sì certamente... E lei che dice? Ma non so, però... Insomma, me li vedo di scuola in scuola, senza contesti precisi, senza parametri, senza indicatori, senza descrittori... parole grosse? No! Parole vuote! Insomma, tutto all’insegna del buon senso? Della reputazione della piazza? Mah! Ce n’è di strada da fare per la valutazione di sistema... A proposito... esiste un sistema? Sulla carta sì! Anzi, un ‘sistema educativo nazionale di istruzione e formazione’, e con tanto di virgolette... altro che l’insieme di scuole, anzi di unità scolastiche del buon tempo antico! Così dovrebbe essere, ma... Forse le distanze che ha preso il Ministro dalla Valorizzazione nascono proprio dai dubbi e dagli interrogativi che molti hanno rilevato! Continuiamo a giocherellare e nel frattempo... continuiamo a tagliare... questa sì che è una cosa seria! ‘Prima ci tagliano e poi ci valutano! Ma che vogliono da noi?’ Così dicono gli insegnanti!!! Quelli che veramente meritano! E poi, con questa comprensivizzazione forzata? Felice fine Ottocento quando il Regno fondava scuole e anche belle, funzionali, ancora esistenti! Felici anni Settanta quando avviammo la scuola dell’obbligo e costruimmo scuole nei più sperduti comuni... Ora invece con questa progressiva dismissione dell’intero sistema scolastico, ci imporranno pure le prove Invalsi? Io credo alla valutazione di sistema, ma prima bisogna adoperarsi per farlo funzionare e poi lo si può valutare. Ora abbiamo il contrario! Abbiamo dismesso la Ferrari per acquistare di seconda mano una vecchia 500, però vogliamo... anzi, vogliono che funzioni come una Ferrari! Proposta! SOSPENDIAMO LE PROVE INVALSI FINCHÉ NON ABBIAMO RIMESSO IN PIEDI LA SCUOLA!!!”

Se proprio si devono valutare gli insegnanti, le loro competenze, la loro professionalità, la loro umanità, si insista sulla registrazione obiettiva (educativa, cognitiva ecc. ) della situazione di partenza di un alunno, di un gruppo di alunni, di una classe e poi, dopo cinque anni nella primaria, tre anni nella secondaria di I grado, due e tre anni nelle superiori, si appurino e si stimino i risultati raggiunti dai discenti, i traguardi di competenza conseguiti nelle diverse aree disciplinari e nell’esercizio della cittadinanza attiva rispetto alla situazione di partenza. Per far questo, sarà necessario assicurare la continuità educativo-didattica dei docenti e investire fondi mirati per dotare le scuole di mezzi e strumenti necessari per permettere di svolgere compiti di prestazione autentici,complessi, significativi, personalizzati. Compiti di senso e di alto valore formativo!

Le scuole, dal basso, devono esprimere le metodologie e i criteri più adatti, significativi e di senso, per una valutazione autentica che tenga conto dei ritmi e degli stili di apprendimento di ogni alunno.

Nei processi di valutazione e di efficienza del sistema scolastico non ci si può affidare a criteri docimologici che escludono i ragazzi più deboli e fragili. Per questo, sarebbe un bene rivedere le prove Invalsi che vengono calate dall’alto, discriminando, facendo “parti uguali fra disuguali”.

Conti distinti, per favore!