A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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giovedì 24 novembre 2011

Creare con la Creta - Laboratorio per i ragazzi DSA

Vi ricordo che domani alle ore 18.00 presso Villa Vannucchi a S. Giorgio a Cremano ci terrà il terzo appuntamento del Laboratorio di Creta condotto da angelo Borriello per i ragazzi DSA

martedì 22 novembre 2011

Very important: PDP da consegnare entro novembre

Entro il mese di novembre le scuole devono redigere il Piano Didattico Personalizzato per gli alunni con DSA secondo le linee guida del MIUR

ü     Legge 170/2010 nuove norme in materia di DSA in ambito scolastico
ü     Linee Guida 12.7.2011
ü     modello richiesta del PDP per i ragazzi DSA ai  Dirigenti   Scolastici 
ü  modello per la stesura del piano didattico personalizzato da  parte della scuola secondaria di 1° e 2° grado

Per la scuola dell'infanzia e la disgrafia Schede di pregrafismo: i riccioli

Schede di pregrafismo per i bambini della scuola dell'infanzia, i piccoli della primaria ed utilissime anche ai bambini disgrafici. Sono tutte schede che propongono di tracciare percorsi ad “e” ed “el”.
decora la torta - riccioli piccoli e grandi
segui le onde - continua i riccioli
traccia i riccioli - continua i riccioli
ripassa la traiettoria - completa le bamboline
riproduci i grafismi
segui la traiettoria del serpente
segui la traiettoria di ogni filo

Della valutazione di sistema: come e perché. Lettera aperta al ministro Francesco Profumo

Opinioni Gentile Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
parlare di valutazione di sistema oggi non è affatto una cosa facile, non solo perché alcuni luoghi comuni in negativo agitati da alcune parti ne snaturano le finalità, ma anche perché il concetto stesso si è venuto maturando con difficoltà nel corso degli ultimi decenni e, a mio giudizio, non è ancora giunto a un suo definitivo ubi consistam.
Una storia non priva di difficoltà 

Cominciammo a parlare di valutazione di sistema un po’ timidamente in occasione della Conferenza della scuola del 1990 (ministro Mattarella), consapevoli che il miglioramento degli apprendimenti non è direttamente dipendente solo da un progressivo aumento degli investimenti. Poi nel ’94, con il varo del Testo unico dell’istruzione, con l’articolo 603, giungemmo a una prima definizione di “parametri di valutazione della produttività del sistema scolastico” e avvertimmo la necessità di allertare gli allora Cede, Bdp e Irrsae per un’attività di questo tipo (l’articolo 603 venne poi abrogato dall’articolo 17 del dpr 275/99). In seguito, con la legge 59 del ‘97 all’articolo 21, commi 9 e 10, ravvisammo ulteriormente la necessità di procedere alla verifica e alla valutazione della produttività scolastica. Nello stesso anno con la Direttiva 307 demmo vita presso il Cede al Sistema Nazionale di Valutazione per la Qualità dell’Istruzione. Infine, nel 1999, nell’articolo 10 del dpr 275 scrivemmo: “Per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e degli standard di qualità del servizio, il Mpi fissa metodi e scadenze per rilevazioni periodiche. Fino all'istituzione di un apposito organismo autonomo le verifiche sono effettuate dal Cede, riformato a norma dell'articolo 21, comma 10 della legge 59/97”. Nello stesso anno, con il dlgs 258/99 il Cede venne trasformato in Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione e la Bdp in Indire. L’Invalsi venne poi organizzato con il dpr 313 del 2000 come “ente di diritto pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero della pubblica istruzione”, L’Invalsi quindi nacque come una costola del Mpi e non come un’agenzia autonoma, come invece auspicavano i primi sostenitori della necessità che anche nel nostro Paese si delegasse a un’agenzia autonoma il compito di valutare la produttività del sistema scolastico (era il pensiero di Aldo Visalberghi).                        
   La valutazione di sistema trovò infine una sua corretta definizione con la legge 53/03, dove, all’articolo 3, comma b leggiamo: “Ai fini del progressivo miglioramento e dell'armonizzazione della qualità del sistema di istruzione e di formazione (professionale, n.d.a.), l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative (professionali, n.d.a.); in funzione dei predetti compiti vengono rideterminate le funzioni e la struttura del predetto Istituto”. L’anno successivo, con il dlgs 286 viene istituito il Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione e viene riordinato l'Invalsi: alla parola finale “istruzione” viene aggiunta l’espressione “e formazione” (professionale).

L’avvio delle attività e le conseguenti implicazioni

In anni più recenti seguono una serie di direttive. Con la 74/08, a carattere triennale, si calendarizzano le concrete attività dell’istituto per la rilevazione degli apprendimenti: si decide che nell’anno scolastico 2008/09 si parte con la scuola primaria; con il 2009/10 con la scuola media, con il 2010/11 con la scuola secondaria di secondo grado. Con la direttiva 75/08, a carattere annuale, vengono individuati gli obiettivi generali delle politiche educative nazionali cui l'Invalsi dovrà attenersi per lo svolgimento della propria attività istituzionale per l'anno scolastico 2008/2009. Ai fini di una completa informazione, è opportuno ricordare anche i seguenti dispositivi: la Direttiva 67/10; la Nota 3813 del 30/12/10; la Lettera del Presidente Piero Cipollone alle scuole del 10 gennaio 2011; la Cm del Direttore Carmela Palumbo del 24 aprile 2011.
Le esperienze valutative che si sono avvicendate negli ultimi anni nelle scuole non sono state scevre da difficoltà: a) nessuna chiarezza alle scuole sui compiti loro assegnati e sulle concrete finalità delle rilevazioni; b) appesantimento non retribuito del lavoro degli insegnanti; c) prove Invalsi non sempre corrette sia in ordine alle concrete competenze da testare (data l’estrema incertezza normativa circa gli standard terminali dei singoli percorsi di studio) che sotto il profilo docimologico. Va aggiunto che le prove si sono “abbattute” sulle scuole in un momento di grave crisi succeduta ai tagli indiscriminati operati dai ministri Tremonti e Gelmini; per cui sembrava anche improponibile valutare la qualità delle prestazioni degli studenti mentre in contemporanea si tagliavano le risorse. Va anche considerato che nessuna disposizione chiara proponeva alle scuole l’obbligatorietà delle prove, la quale, pur se si desume dal citato articolo 3 della legge 53/03, non è mai diventata operativa a seguito di una trattativa che si sarebbe dovuta attivare in sede di normativa e di contrattazione.
Pertanto, nella tornata del 2011 l’amministrazione delle prove Invalsi ha provocato enormi difficoltà soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado, giunta assolutamente impreparata e non sufficientemente informata dell’importanza e della necessità di una valutazione di sistema. Va aggiunto che, per insufficienza della norma e di una cultura docimologica a monte, si sono create pericolose confusioni tra la valutazione di sistema, relativa agli apprendimenti degli alunni, e la valutazione degli insegnamenti, che è tutt’altra cosa e che riguarda la distribuzione delle discipline e dei relativi monti orari, nonché la stessa valutazione degli insegnanti, che è altra cosa ancora. Il fatto è che in parallelo nel 2011 si è avviata in alcune scuole in via sperimentale un’attività concernente la premialità e il merito individuale degli insegnanti: ciò in ordine al titolo III, “merito e premi”, del dlgs 150/09 (decreto Brunetta). Va chiarito che la valutazione degli operatori pubblici, a qualsiasi amministrazione appartengano, pur se conforme con lo sviluppo del processo autonomistico e ad esso funzionale, non solo è tutt’ora in fieri, ma è assolutamente altra cosa rispetto alla valutazione del sistema di istruzione e di formazione. Se non c’è chiarezza su questi punti, anzi, se si alimenta la confusione, risulta estremamente facile che si elevino vigorose proteste: e così è stato in molti istituti secondari nello scorso mese di maggio, anche se Miur e Invalsi hanno preferito nascondere la testa sotto la sabbia e minimizzare la cosa.
Insomma, le autorità competenti devono ribadire con forza che un conto sono le iniziative di valutazione del merito dei singoli operatori, a qualunque amministrazione appartengano, altro conto è la valutazione di un intero sistema: può darsi infatti il caso di un operatore ottimo e di un sistema fallimentare, se non addirittura viceversa! Se poi il ministro Gelmini dichiara a ‘la Repubblica’ del 9 ottobre che “non riusciremo ad aumentare gli stipendi, ma vareremo un sistema di incentivi basato sui test Invalsi”,ciò dimostra con estrema chiarezza che non solo un ministro non sa quel che dice ma neanche quel che fa, o dovrebbe, con il suo stesso ministero! Si tratta, comunque, di un’ammissione estremamente pericolosa non solo per gli effetti che ha prodotto e produce, ma anche per l’errore che la sottende. O meglio, potremmo dire che le norme che si sono susseguite negli ultimi anni sono così impasticciate e confuse che neanche la loro depositaria e curatrice sembra capace di venirne a capo! Occorre ancora ribadire che si tratta di tre concetti diversi: a) le prove Invalsi – quando ben fatte, ovviamente – servono a valutare il sistema; b) gli incentivi agli insegnanti “bravi” sono un’altra cosa e rientrano nella premialità di cui al decreto Brunetta; c) andranno sostenute – con criteri da definire – quelle scuole che, grazie alle prove Invalsi, si dimostreranno più deboli: anche in forza di quei livelli essenziali delle prestazioni, di cui lo Stato ha legislazione esclusiva, come recita, tra l’altro, l’articolo 117 della Costituzione.

lunedì 21 novembre 2011

Ecco un articolo che sostiene la tesi del nostro Laboratorio di creta

Lavorare la creta o l’argilla

Lavorare la creta o l’argilla, oltre a darvi risultati artistici lusinghieri, è anche terapeutico, in quanto manipolarla fa scaricare sia le tensioni che le emozioni, prima fra tante la rabbia.
Questo lavoro che le mani possono permettersi di compiere nel manipolare un materiale così duttile, è una delle attività preferite dei bambini.
Nelle scuole materne ed elementari odierne, però, il significato di questa pratica rischia di diventare "meccanico", perdendo la sua funzione primitiva. Nell'esperienza naturale di gioco il bambino, infatti, manipola terra, sabbia, neve, argilla, costruendo quello che gli serve per il gioco. I bimbi possono realizzare semplici creazioni con la creta: palline forate con uno stuzzicadenti grosso (tipo quello per spiedino) per confezionare collane o bracciali; simboli magici quali stelle, cuoricini, angioletti (su cui si potrà incidere il nome del bimbo), cestini porta-oggetti di varie forme, ciotole per i propri amici domestici, e ancora bellissimi scacciapensieri da appendere a “guardia della porta d’ingresso” o nella cameretta dei bimbi come “protezione per la notte”. 


Se oltre alla manipolazione, gli oggetti che facciamo realizzare ai bimbi sono veramente utilizzabili, danno loro una grandissima soddisfazione. 

Questa esperienza naturale, se proposta in forma "obbligata" sintetica e/o finalizzata ad un risultato pre-definito anche sottoposto a canoni estetici", perde attrattiva e utilità. 

Lavorare un materiale sintetico (das, pongo, plastiline, etc.) per ottenere un oggetto già predefinito, non assolve assolutamente gli scopi della relativa attività didattica, per molti motivi. 

La creta costa poco. La creta naturale, si trova in diversi colori che dipendono dalle caratteristiche del terreno, ma sempre nella gamma tra l'ocra e il grigio. Si può fare essiccare al sole o in forno e poi può essere dipinta in tutti i colori desiderati, anche con tinte naturali usate a scopo alimentare