A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

sabato 24 settembre 2011

La storia dell’artista dislessico willard wigan

http://www.ted.com/talks/view/lang/ita//id/610

Vedete il suo video su TED:

Willard Wigan racconta come un'infanzia difficile e solitaria lo abbia portato a scoprire il suo eccezionale talento: creare arte così minuscola da non essere visibile a occhio nudo. Mostra una serie di creazioni, viste al microscopio, che sono semplicemente sbalorditive.

Caro direttore, sono la mamma di un ragazzo dislessico...

TRENTO. C aro direttore, sono la mamma di un ragazzo dislessico che a giugno ha concluso con successo il corso di studi presso l'istituto Enaip di Borgo Valsugana e che ora lavora con profitto e soddisfazione. Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che hanno reso gli ultimi anni di scuola di mio figlio piacevoli, gli insegnanti che lo hanno aiutato a rimarginare le ferite provocate da anni di incomprensioni e sconfitte. Quando il bambino ha cominciato a frequentare la prima elementare hanno cominciato a manifestarsi i piccoli segnali della dislessia, la maestra non è stata però in grado di riconoscere questi segnali tipici e facilmente riconoscibili per chi lavora a stretto contatto con i bambini. Nonostante ciò la maestra ha continuato a ritenere mio figlio un bambino pigro e svogliato, minando fin da subito la sua autostima e convincendolo di non valere come studente. Alle medie la situazione è leggermente migliorata ma l'istituto e soprattutto gli insegnanti non erano in grado di gestire un ragazzo dislessico, il quale necessita solamente di tempi differenti per raggiungere e talune volte superare il livello medio della classe. Finite le medie mio figlio ha cominciato a frequentare l'istituto professionale Enaip di Borgo, ho trovato subito un ambiente molto disponibile e preparato nei confronti di tutti i ragazzi. In questo istituto tutto il personale docente conosce i metodi per affrontare la dislessia. Il dialogo tra genitori e insegnanti è incoraggiato dal fatto che le questioni trattate vengono risolte al meglio, gli insegnanti accettano volentieri i consigli dei genitori avendo come unico scopo il benessere del ragazzo. Nelle scuole professionali, in alcuni casi, arrivano ragazzi demoralizzanti da anni di scuola in cui non sono stati considerati dalle maestre, le Eniap aiutano questi ragazzi a ricostruire la loro autostima aiutandoli a capire che attraverso la buona volontà e la collaborazione tra alunno e insegnante ogni ostacolo può essere superato. In particolar modo vorrei ringraziare il coordinatore Pinzi, una persona meravigliosa, amante del suo lavoro il quale mantiene i rapporti con le famiglie dei ragazzi certificati, contribuendo con grande disponibilità e competenza a risolvere i piccoli e grandi problemi quotidiani. Augurandovi buon lavoro, fiduciosa che anche quest'anno riuscirete a prendere per mano questi ragazzi e condurli con successo verso il loro futuro consapevoli del loro valore. T.R. - Valsugana S ul giornale capita spesso, purtroppo, di riportare brutte notizie. È una gioia, quindi, dare voce ad una testimonianza come questa. Non solo per un doveroso e pubblico riconoscimento all'Istituto Enaip di Borgo Valsugana, e ai suoi insegnanti, che hanno dimostrato nei fatti quanto importante può essere la scuola nella crescita non solo culturale e professionale dei ragazzi, ma anche come persone e come uomini. Questa lettera è uno squarcio di speranza per moltissimi genitori e famiglie, che vivono al loro interno con sofferenza la dislessia dei propri figli. La dislessia non è una disgrazia: si può affrontare e superare. Occorre, però, volontà, impegno, capacità, preparazione, e soprattutto tanto umanità. Innanzitutto da parte degli insegnanti e della scuola. E poi da parte dei compagni di classe, degli amici, e della famiglia stessa. Quante ferite possono essere evitate, se la scuola fa bene la propria missione. Quanti danni, che poi si portano appresso per tutta la vita, possono essere scongiurati, se si instaura un rapporto costruttivo e di fiducia con il ragazzo. La testimonianza che viene da Borgo ne è la dimostrazione più evidente.

venerdì 23 settembre 2011

Utilissimo per tutte le scuole

Scuola e dislessia: un rapporto possibile?

Secondo le ultime indagini condotte da Giacomo Stella (luglio 2011), docente di Psicologia clinica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, è emerso che in Italia i dislessici in età scolare, ovvero dai 6 ai 18 anni, sono circa 350 mila e corrispondono al 4-5 % della popolazione scolastica globale. Un dato sul quale conviene riflettere seriamente. La dislessia, infatti, è una difficoltà di apprendimento che spesso viene confusa con lo scarso impegno mostrato dall’allievo e, quindi, non sempre identificata in modo tempestivo. Di solito si protrae per tutto il ciclo formativo della scuola, rendendo quest’ultimo molto problematico per gli studenti e i loro genitori. Nonostante tale condizione di rischio, all’incirca un terzo dei dislessici, a quanto sostiene Stella, può maturare la possibilità di superare questa difficoltà.
Ci chiediamo, a questo punto, in che modo. O meglio, come si può intervenire? In quale momento della crescita? E gli insegnanti, i genitori e gli esperti: qual è il loro ruolo in questo processo?«Se alla fine del secondo anno di scuola la lettura non è ancora fluente, occorre valutare quali sono le difficoltà del bambino e il livello di compromissione con cui emergono», puntualizza Daniela Traficante, ricercatore in Psicologia dello Sviluppo presso l’Università Cattolica di Milano. «Una diagnosi precoce e la creazione di una rete tra famiglia, scuola e specialisti, a sostegno dell’autostima e della motivazione all’apprendimento, sono essenziali per evitare che la dislessia si traduca in una dolorosa esperienza di inadeguatezza di fronte allo studio e incida negativamente sul benessere psicologico del bambino», conclude l’esperta. Non resta che attivarsi, quindi, assecondando quanto gli studiosi suggeriscono ormai da mesi.

mercoledì 21 settembre 2011

Asini in matematica? Forse è «discalculia»

Le soluzioni? Software dedicati secondo le ultime ricerche, ma sono utilissime anche tavole pitagoriche e calcolatrici

MILANO - Per chi ha odia la matematica a scuola, ricominceranno presto i grattacapi, ma attenzione: non sempre chi litiga con i numeri è un pigro con poca voglia di studiare, potrebbe semplicemente soffrire di discalculia. Così gli esperti chiamano un disturbo che è l’equivalente matematico della dislessia, che consiste, invece, nella difficoltà a leggere correttamente le parole. E se la dislessia è oggi conosciuta e riconosciuta abbastanza facilmente, la discalculia è ancora sottovalutata, sottostimata e poco studiata, tanto che la rivista Science ha appena dedicato una review all’argomento (firmata da ricercatori inglesi, fra cui un’autorità in materia, Brian Buterworth, membro del Centre for Educational Neuroscience dell’Ucl, l’University College of London).
SCIENZA E PIL - L’obiettivo degli specialisti, oltre che fornire qualche suggerimento per affrontare il disturbo, è quello di stimolare una maggiore attenzione delle autorità sanitarie e scolastiche nei confronti di questo problema che ha anche un costo per la collettività: le capacità matematiche e scientifiche di un Paese contribuiscono, infatti, alla crescita del prodotto interno lordo con lo 0,87 per cento all’anno, secondo i dati dell’OECD, l’Organisation for Economic Co-operation and Development. Secondo gli autori dell’articolo, dal 5 al 7 per cento delle persone, a partire dall’età scolare, soffre di discalculia congenita (in qualche caso anche ereditaria, che spesso si associa alla dislessia) che compromette l’apprendimento numerico e le capacità di calcolo, senza peraltro essere accompagnata da deficit intellettivi, e può avere conseguenze nella vita di tutti i giorni. Come si manifesta, in pratica?
TRE PER OTTO - Con la difficoltà di lettura e scrittura dei numeri, la difficoltà nel dare un significato al numero e nell’eseguire procedure di calcolo, la difficoltà di acquisire le tabelline e i calcoli a mente, la difficoltà di attribuire al segno algebrico le relative procedure di calcolo (cioè sommare se appare +, moltiplicare se appare x), la difficoltà di contare all’indietro. Ecco qualche esempio. Chi soffre di discalculia ritiene che “tre per otto” sia uguale a 38. Oppure scrive centouno così: 1001 (cioè trascrive il numero come lo sente pronunciare e non capisce i concetti di centinaia, decine, unità). «Ricordo il caso di una signora che lavorava in una boutique – dice Giacomo Stella professore di Psicologia Clinica all’Università di Modena-Reggio Emilia e Presidente dell’Associazione italiana dislessia. - Ebbene, invece di scrivere sul cartellino di un capo di abbigliamento il prezzo reale di 754 euro, aveva scritto 570. E’ un esempio di discalculia procedurale che riguarda la capacità di leggere e scrivere i numeri e che può avere conseguenze pratiche importanti. E’ diversa dalla discalculia semantica che ha a che fare, per esempio, con l’apprezzamento della quantità numerica, con la capacità di contare avanti e indietro e di orientarsi nel tempo. Queste persone non distinguono i mesi, i giorni e le settimane».
LEGGERE LE ORE - Il problema della discalculia (in particolare quella semantica) è oggi mascherato dalla tecnologia. I ragazzi possono usare le calcolatrici a partire dalla scuola media e questo li aiuta a compensare la difficoltà di fare i calcoli a mente. I negozianti hanno a disposizione le bilance elettroniche, che fanno tutto loro e rendono meno necessaria l’attività di calcolo. Chi ha difficoltà a quantificare il tempo e a usare gli orologi classici, può contare su quelli digitali. E chi ha problemi a calcolare il resto, dovuto dopo un acquisto, può pagare con il bancomat o la carta di credito. Il problema, comunque, esiste e va riconosciuto. «Dislessia e discalculia hanno un impatto differente nei diversi Paesi – continua Stella. – La dislessia è legata alle caratteristiche dell’ortografia della lingua e, in particolare, al grado di corrispondenza delle lettere con i suoni: in Gran Bretagna, proprio perché la lingua scritta è diversa da quella parlata, ci sono molti più dislessici che in Italia, dove invece c’è maggiore corrispondenza fra scritto e parlato. La discalculia, invece, è equamente diffusa perché il sistema dei numeri e dei calcoli è un internazionale». Come attrezzarsi? Secondo l’articolo di Science l’utilizzo di software, capaci di sostituirsi agli insegnanti nelle scuole, potrebbe rivelarsi utile nel correggere il disturbo (i software si chiamano Number Race e Grapho-game-Maths).
ELOGIO DELL’ABACO - «Ma per stimolare le capacità aritmetiche - suggerisce Stella – ci sono semplici strumenti che la scuola ha demonizzato: la linea dei numeri, una semplice sequenza da uno a venti (come un righello, ndr), per le addizioni e le sottrazioni, che il bambino può sempre tenere davanti a sé, e la tavola pitagorica, per le moltiplicazioni. Si tratta di banali rappresentazioni che rendono concrete le operazioni di calcolo. Del resto i cinesi “vincono” in matematica perché familiarizzano, da piccolissimi, con l’abaco che fornisce una rappresentazione concreta dei numeri. Nella scuola italiana, invece, si è optato per la rappresentazione mentale astratta del numero e, se la maggior parte della popolazione non ha problemi, alcuni individui, invece, ne sono penalizzati». Non usare certi strumenti si rivela alla fine una barriera architettonica per l’accesso al numero.
CORRIERE DELLA SERA.it 
Adriana Bazzi

martedì 20 settembre 2011

io posso farcela!

ripeto questa frase quando ho un compito importante,
quando devo leggere di fronte a tutti,
quando ho un tempo per finire un compito...
ripeto questa frase perche' so che la magia e' dentro me...
e io ce la faro',
a modo mio,
leggendo e scrivendo al meglio delle mie possibilita'!!!

 
pubblicata da Dyslexic Children il 17 luglio 2011 alle ore 14.38

Sentenze del Tar e deroghe, in arrivo altri 500 insegnanti di sostegno

ROMA - Oltre 500 posti in più per il sostegno e 200 per i collaboratori scolastici. Sono le risorse aggiuntive che l’Ufficio scolastico regionale per il Lazio sta mettendo in campo in questi giorni per rispondere alle esigenze didattiche e di sicurezza di scuole e famiglie. Il tavolo del direttore generale Maria Maddalena Novelli è carico di carte, c’è l’intera macchina da tenere sotto controllo, con qualche punta di soddisfazione: «Grazie a uno sforzo enorme da parte del personale siamo riusciti a completare le nomine in ruolo di docenti e Ata, Ausiliari, tecnici e amministrativi, (solo a Roma sono stati assunti a tempo indeterminato 2.506 insegnanti e 2.736 Ata) - spiega Novelli- C’è chi ha fatto solo una settimana di ferie per mandare avanti il lavoro. Assegnate anche le 5.000 supplenze. Ci sono piccoli vuoti dovuti a rinunce dell’ultimo minuto e assenze, ma siamo soddisfatti, è andata meglio degli scorsi anni». E ora si lavora per dare risorse in più.


«Ho assegnato 177 posti in deroga sul sostegno», sottolinea Novelli. Altri 328 posti saranno aggiunti in applicazione delle sentenze del Tar intervenuto in favore delle famiglie. In tutto, dunque, nel Lazio i posti sul sostegno passano da 8.800 a oltre 9mila. Solo a Roma si passa da 6.500 a oltre 6.800 (ci saranno 140 posti in deroga, altri 221 arrivano dopo sentenze del Tar). E per migliorare il servizio di sostegno 100 docenti sono in formazione presso le università territoriali «sui nuovi modelli didattici». Mentre è in partenza un bando da 100mila euro per progetti delle scuole a sostegno dei ragazzi con disturbi di apprendimento come dislessia e discalculia. Quanto ai collaboratori scolastici, sempre carenti, sono in arrivo 200 posti in più in tutto il Lazio, soprattutto su Roma. «Abbiamo incrementato - spiega Novelli- dove c’erano documentate ragioni di sicurezza, in particolare per la presenza di diversi collaboratori che, a causa della legge 104 (sulla disabilità che esonera i lavoratori da parte dell’orario e delle mansioni, ndr), non possono svolgere il loro lavoro al cento per cento».


A Roma i bidelli sono 7.611, con le deroghe supereranno le 7.800 unità. «Abbiamo 1.600 plessi nella Capitale e nella provincia. I dati dicono che ci sono 4,8 collaboratori per ciascuna sede», sottolinea.


Quanto alle classi pollaio, tema caldo dell’avvio della scuola, il direttore risponde: «Nel Lazio le scuole hanno in media 21,9 alunni, a Roma 22,2, siamo sotto la media Ocse che è di 23. Noi affidiamo alle scuole un organico, sta ai dirigenti non accogliere studenti in eccesso. È una sollecitazione che la stessa Provincia di Roma ha fatto più volte alle scuole». A via Pianciani si guarda al futuro. «Attraverso un accordo con Alma Laurea avvieremo un progetto per l’orientamento dei ragazzi all’università». In collaborazione con il decimo comitato della commissione parlamentare Antimafia sarà avviato un progetto sulla legalità. E in altri sette 7 licei arriveranno i percorsi Esabac, quelli per la doppia maturità italiana e francese.
Tratto da Il Messaggero 
A.M.