A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

venerdì 24 giugno 2011

Mai nella storia del Ministero della Pubblica Istruzione tanti errori, inefficienze, ritardi

Gilda degli Insegnanti di Venezia* - Alla fine di giugno stiamo aspettando tra le tante cose:
  •  L’ordinanza e gli allegati per le graduatorie di Istituto anche se il dott. Chiappetta del MIUR ha emanato una circolare che stabilisce il termine di presentazione al 30 giugno..
  • Il disconoscimento dei commissari ad acta che hanno imposto l’inserimento a pettine nelle vecchie graduatorie dei ricorrenti al TAR del Lazio e al Consiglio di Stato dopo anche se la Cassazione ha in più occasioni ribadito che è il giudice ordinario e non quello amministrativo quello competente per i ricorsi avverso le graduatorie.
  • Il contingente di immissioni in ruolo per l’a.s. 2011-12
  • La definizione dei criteri con i quali saranno effettuate le immissioni in ruolo (sulle vecchie graduatorie, sulle vecchie graduatorie “pettinate”, sulle nuove graduatorie..??? Tutte le procedure dovrebbero essere concluse entro il 31 agosto…
  • I decreti attuativi dei TFA che dovrebbero essere attivati nelle università per il conseguimento dell’abilitazione. Mancano ancora i contingenti suddivisi regionalmente e per classi di concorso. In tanto i soliti furbi si fanno i soldi vendendo corsi di preparazioni bidone approfittando della situazione sciagurata dei precari non abilitati.
  • La riorganizzazione con regolamento delle “nuove classi di concorso” che è necessaria per provvedere alla definizione dei contingenti per le immissioni in ruolo e per la determinazione degli organici delle scuole superiori.
  • Le linee guida per i trienni dei tecnici e professionali. Intanto si va avanti nella confusione e nella approssimazione
Questo è il governo del fare per finta, degli spot pubblicitari e della propaganda. Il Miur è ormai al collasso. La Ministra Gelmini tace o non è in grado di esprimere una qualche idea di politica scolastica. Il Ministro Brunetta continua a fare figuracce e a minacciare tutti e tutto in nome di una meritocrazia che evidentemente non fa parte del suo curriculum.
VERGOGNATEVI. LA SCUOLA PUBBLICA HA PAGATO (120.000 posti di lavoro tagliati, 8,5 miliardi di € tagliati in bilancio) E CONTINUA A PAGARE PER L’INCOMPETENZA DI UNA CLASSE DI GOVERNO INCAPACE.

Arma d'istruzione di massa

Secondo Marco Rovelli (l'Unità) questo è un "libro-bomba".
E in effetti il saggio di Girolamo Di Michele, La scuola è di tutti, distrugge in un colpo solo la retorica semplicistica di quanti criticano l'educazione di Stato per magnificare quella privata. Lo fa a suon di argomentazioni documentate, usando tutto il potere della cultura

di Gabriele Salvatori



È stato Piero Calamandrei – l’11 febbraio 1950, nel discorso al terzo congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale – a sottolinearne il valore e la centralità all’interno di uno stato democratico. Quella riflessione, che metteva in relazione un buon servizio statale, un’adeguata diffusione del sapere e una robusta democrazia, è valida ancora oggi. Dunque non esagera chi dice che la riforma Moratti prima e quella Gelmini poi sono state progettate con l’intento di fiaccare il centro nevralgico del sistema democratico?

Considerati gli argomenti attentamente selezionati e accumulati nel tempo a discapito dalla condizione dell’istruzione italiana, le prospettive verso le quali si sono mossi queste riformate, le considerazioni sul valore dell’istruzione e quelle sulle necessità degli apprendenti, si può sostenere che – nelle alte sfere – hanno discusso e stanno discutendo di scuola pubblica eccezionali incompetenti o ammaestrati demagoghi (o, ancora, tutti e due). In basso, tra coloro che la scuola la fanno, girano altre voci, si leggono altri dati, si fanno altre osservazioni. Tra queste, quella di Girolamo De Michele.

La scuola è di tutti passa in rassegna i fatti e le intenzioni che nutrono le mistificazioni sulla condizione e le prospettive della scuola: la scellerata imposizione del maestro unico contro le indicazioni della pedagogia e le necessità cognitive e affettive del bambino della ragione; la lettura dei dati Ocse, adattata alle teorie apocalittiche; la leggenda dell’emergenza educativa; la corsa alla semplificazione, dei contenuti, degli approcci, del concetto di studente; l’indiscreto fascino dell’educazione privata.

Attraverso questa indagine, la scuola pubblica italiana si riappropria della sua dignità. Al pari delle scuole europee e come ogni altra istituzione vive con difficoltà il confronto con la società dell’informazione e della tecnologia, ma ha in sé tutte le caratteristiche per affrontare e governare la sfida. Soprattutto se per riformarla venissero interpellati coloro che la vivono giorno dopo giorno e ne difendono il ruolo e le potenzialità.

Marco Rovelli dalle pagine dell’Unità, citando Michel Foucault, ha definito La scuola è di tutti un libro-bomba: una pratica che trova il suo senso nell’uso. E tale è. L’opera di Girolamo De Michele è un ottimo strumento, costruito meticolosamente. Le tesi dell’autore sono sostenute da una robusta bibliografia e argomentate con l’ausilio di citazioni, riferimenti, indirizzi internet e documenti. Di fatto La scuola è di tutti attraverso il metodico rimando alle fonti chiama in causa un reticolato di competenze e saperi che sbriciolano le testi semplicistiche e superficiali di chi – in ambito istituzionale e non – vuole riformare la scuola distruggendone il valore sociale e culturale.

Sempre Calamandrei sosteneva:”[...] La scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue”. La scuola è di tutti è una conferma. Da leggere e diffondere.

Dal film Entre les Murs di Lauren Cantet, 2008

Test Invalsi sbagliati, istruzione allo sbando

gelmini mariastella
Il caos provocato dalla griglia digitale errata pubblicata sul sito dell’Invalsi, per correggere le prove degli studenti, è solo l’ultimo segnale della débacle del ministero di Viale Trastevere e di un Governo ormai allo sbando. L’Invalsi è commissariato da mesi e con i lavoratori precari in rivolta. Così si ridicolizza una delle giornate più importanti di un intero anno scolastico: la prova d’esame. Il problema, purtroppo, è che non c’è più un solo pezzo di scuola che si stia salvando dalla Caporetto in cui continua a trascinarla il ministro Gelmini. Un ministro indisponibile a qualsiasi forma di confronto; di fatto commissariata dal ministro dell’Economia che ha fatto del comparto scuola una cassa veloce per ripianare i conti pubblici; in prima fila per difendere le sorti del premier ma mai quelle della scuola pubblica.

Alla sciatteria fa da contrappeso la continua arroganza di un governo che non perde occasione per denigrare i lavoratori della scuola e che, quando è costretto a occuparsi di educazione, oscilla fra la protervia e il ridicolo con proposte di fantomatiche commissioni di inchiesta sui libri di testo, che si immaginano stampati clandestinamente nei sotterranei di qualche tipografia bolscevica. O, come fa la Lega, che con una mano taglia 132mila posti di lavoro ai precari e con l’altra cerca di rabbonirli promettendo bonus di punti incostituzionali in graduatoria. Il tasso di crescita del reddito procapite di un paese aumenta dell'1,7% se si incrementa di 100 punti il punteggio “Pisa” degli studenti.

Sostanzialmente è poco più della differenza tra il nord e il sud del Paese. Quindi se decidessimo di investire per far crescere le competenze dei ragazzi del sud con servizi 0-6 di qualità, diffondendo il tempo pieno, dimezzandone la dispersione, nel 2025 avremmo riallineato il reddito pro capite, chiudendo il problema dei divari territoriali che accompagna questo paese da 150 anni. Nelle cento Scampia d’Italia è ora che fiorisca il germoglio della classe dirigente, non quello della malavita. In Campania invece si tagliano oltre 2200 insegnanti, di cui 150 nella scuola dell’infanzia, facendo crescere le già smisurate liste d’attesa per varcare la soglia di una scuola nell’età più fertile per apprendere.

E Caldoro chiude, nonostante i fondi europei disponibili in cassa, il progetto “scuole aperte” inaugurato dal Centrosinistra, per sottrarre i ragazzi dalla strada nelle zone a più alta infiltrazione camorristica. Chissà se il ministro Gelmini o il premier Berlusconi, così generoso e pronto ad aiutare minorenni in difficoltà, hanno mai sentito parlare di Anthony Fontanarosa e Domenico Volpicelli. Due adolescenti campani che avevano in testa i sogni e le speranze di ogni giovane. Forse avrebbero potuto imparare teoremi di geometria o amare la letteratura italiana e conoscere a menadito la grammatica greca. Ma nessuno ha mai dato loro una possibilità.

Erano i figli di chi ha la sventura sopra la porta di casa. Quando quest’anno sono morti per rapine fallite avevano 16 anni e le aule di scuola le avevano abbandonate da tempo. Ha detto il babbo di una delle vittime del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia - altro tragico esempio di emergenza nazionale irrisolta dal Governo per mettere in sicurezza le scuole - che «un Paese civile dovrebbe offrire un sistema di istruzione di qualità a tutti. A molti, invece, offre solo funerali». L’ignoranza, come sostiene l'economista Erik Hanushek, ha un costo. La scuola oggi non riesce a colmare le disuguaglianze, quindi non basta difendere l’esistente, dobbiamo dare a questo Paese una prospettiva di cambiamento. Quello che non ha saputo fare la Gelmini con le sue riforme, fatte di maestri unici, di grembiulini e di cinque in condotta al tempo delle teste veloci dei nativi digitali. Oggi per mezzo milione di studenti iniziano gli esami di maturità. I primi a dover dare dimostrazione di averne siedono ai banchi del Governo del Paese. Se ne vadano.

Ocse, Italia maglia nera per l'istruzione

Ocse,  Italia maglia nera per l'istruzione
Parigi, 24 giugno- A confermarlo sono le statistiche dell'Ocse secondo cui, nel 2008, solo il 9,3% dell'intera spesa pubblica è stato destinato alla spesa per istruzione. Questo colloca l’Italia al di sotto della media complessiva(13,1%). Questo è solo uno dei dati che risultano dal rapporto 'Uno sguardo sulla pubblica amministrazione 2011' dell’Ocse. Il livello di spesa in Italia tra il 2000 e il 2008 è diminuita dello 0,8%, al di sopra della media Ocse (-0,1%).Di conseguenza, anche i salari degli insegnanti sono considerevolmente inferiori rispetto alla media di quanto guadagnano i lavoratori del terziario. Come gli esperti dell’Ocse sottolineano: "Gli insegnanti sono la spina dorsale del settore educativo e i loro stipendi rappresentano la singola maggior voce di costo all'interno della spesa complessiva per l'istruzione". Ecco perché i salari e le condizioni lavorative giocano un ruolo primario nel motivare i professori nell’esercizio della loro professione.

Non va meglio sul versante sanità: nel 2008 ammontava al 4,6% della spesa pubblica complessiva, contro il 14,7% della media. E, in particolare, da noi si è registrato un aumento dell'1,6% dal 2000 al 2008 e nei paesi Ocse l'incremento è stato dell'1,7%.

A questi dati preoccupanti, secondo l’Ocse, in Italia si sta assistendo ad una crescita del divario tra ricchi e poveri: "In Italia la diseguaglianza di reddito è più alta della media dei paesi Ocse”.
Tuttavia, dal suddetto rapporto, risulta anche che "l'Italia è uno dei soli tre paesi che negli ultimi 10 anni hanno aumentato la spesa per i poveri".

Infine, poiché secondo gli economisti dell’ Ocse, la gestione delle finanze pubbliche non è sostenibile nel lungo periodo in molti dei paesi dell’area, se si vuole stabilizzare il rapporto debito/ Pil entro il 2026, bisognerà attuare delle riforme strutturali volte a perseguire registrare in media un incremento del Pil potenziale del 4% rispetto alle situazioni fiscali del 2010.

Quindi, se si vuole perseguire tale obiettivo, occorrerà fare degli interventi che mirino alla crescita e allo sviluppo. A tal fine, bisognerà incrementare gli investimenti e l’ammontare di spesa pubblica da destinare all’istruzione, alla ricerca e allo sviluppo.

Come si può intuire, urge un cambiamento. E' necessario assumere un atteggiamento meno miope e più responsabile nei confronti delle generazioni future, restituedo all’istruzione e alla cultura la giusta rilevanza.
Rosy Merola

giovedì 23 giugno 2011

Dislessia e Diritti

di Graziella Vizzarri
L’anno scolastico si è volto alla chiusura e quali sono i resoconti delle situazioni dei bambini e ragazzi con Disturbo Specifico dell’Apprendimento?

Stando alla Legge Regionale 1-2010 e la Legge Nazionale 170 del 2010, i bambini e ragazzi con D.S.A. dovrebbero avere dei diritti  che garantiscono  loro  una formazione adeguata, finalizzata al  successo formativo.

Riporto l’introduzione della Legge Regionale 1-2010
a) ridurre i disagi formativi garantendo un supporto alla formazione dei soggetti interessati;
b) promuovere l’adozione di forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità degli alunni con tale difficoltà;
c) sensibilizzare e preparare gli insegnanti e i genitori a riconoscere le DSA e ad affrontare le problematiche ad esse legate;
d) assicurare l’individuazione precoce dei fattori di rischio e favorire la diagnosi tempestiva;
e) potenziare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il periodo di istruzione scolastica.
 
Ma in realtà sul territorio cosa accade?
Abbiamo delle bocciature perché la scuola ha ricevuto in ritardo la diagnosi e dal canto suo si ostina a non comprendere,  non solo il Disturbo nella sua natura neurobiologica, ma a pensare che la bocciatura sia quasi uno strumento risolutivo per il ragazzo stesso che avrà più tempo  per affrontare  il suo percorso  scolastico in compagnia della sua dislessia
.
 
Abbiamo 1 sul compito di matematica perché dopo un anno,  in cui le famiglie si sono adoperate con l’aiuto di  esperti  per spiegare ai docenti  la ‘’difficoltà’’ del loro figlio, la scuola non ha ancora trovato la strategia da attuare per ‘’quel ragazzo’’.
Abbiamo ragazzi che hanno abbandonato l’idea di continuare gli studi perché sentono il peso della loro diversità non compresa,  enorme quanto un macigno,e la loro autostima?...non esiste, calpestata,  spesso dalle  gravi conseguenze che creano una vera ‘’prigione’’.

I ragazzi dislessici hanno difficoltà relazionali, che gli insegnanti additano come causa del loro Disturbo, non è da sottovalutare la solitudine  e il senso di vergogna che loro provano  perché si trovano a non capire, in un mondo in cui gli altri capiscono.
Il  D.S.A. non corrisponde a distratto, svogliato e asino, e le conseguenze psicologiche sono conseguenza non la causa.

Gli insegnanti dicono di capire, di aver attuato un programma Ministeriale, di aver garantito verifiche differenziate e il successo formativo, ma  nonostante ciò, non hanno riscontrato miglioramenti e quindi chiedono l’insegnante di sostegno.
Un modo come un altro di liberarsi del Problema, lo si fa affrontare  a qualcun altro, ma il D.S.A. non usufruisce della L. 104 e qui come la mettiamo? Nella scuola manca ancora la giusta formazione  e sicuramente il percorso è lungo e siamo d’accordo che ci vuole un cambiamento culturale che non può arrivare dall’oggi al domani, ma nel frattempo cosa facciamo?

Molte scuole hanno avviato un percorso formativo ed esprimo un plauso all’iniziativa, ma dobbiamo  ancora accorciare le distanze tra l’intervento e l’efficacia.
Bocciatura per la diagnosi arrivata in ritardo,ma alla domanda il perché è arrivata in ritardo troviamo la seguente risposta(perché noi famiglie ,le abbiamo le risposte):
Il sistema regionale ASReM  non riesce a fronteggiare le richieste di diagnosi, liste di attesa lunghissime a volte si arriva all’anno e se si è fortunati  6-7 mesi e non tocchiamo il tema riabilitazione logopedica.
Molti genitori pur di risolvere  il ‘’problema’’ del loro figlio si recano privatamente da esperti , spesso anche fuori regione. La  situazione finanziaria attuale non permette a tutti di fruire di strutture private e, se ci si aggiunge la  riabilitazione logopedica, la situazione  diventa insostenibile.

Allora   facciamo rischiare l’anno scolastico a tutti i ragazzi con D.S.A.?
Ricordo che si sta giocando con la vita dei nostri figli,con il futuro  della società del domani.
E ricordo anche che parliamo del 5% della popolazione italiana,una fetta alta,considerando che non abbiamo ancora un screening regionale che ci permette di avere una nostra stima che potrebbe rivelarsi anche più alta.
Alla luce di alcuni screening  già effettuati ,come l’indagine  Epidemiologica  Nazionale Interassociativa  e il ‘’non è mai troppo presto’’ dell’Associazione Italiana Dislessia,  e leggendo le richieste da parte della scuola e della famiglia ,ci si accorge come il sistema ASReM  ha già avuto grosse difficoltà a fronteggiare le richieste fino ad ora emerse dal territorio,  senza grandi risultati,dimostrandosi inefficiente nei confronti  degli utenti.

In attesa di uno screening  a settembre–ottobre sull’intera popolazione scolastica Molisana,ci poniamo la domanda: l’ASReM come farà a rispondere alle esigenze?
La situazione per le famiglie sarà tragica,non solo deve affrontare il D.S.A. del proprio figlio e già questo non è cosa da poco, ma deve preoccuparsi  di come riuscire ad avere  una diagnosi  e  salvarlo dal coma scolastico.
È un atto di denuncia forte e chiaro  e un invito a tutte le Istituzione coinvolte nel sistema Regionale che ruotano intorno al Disturbo Specifico dell’Apprendimento a prendere le dovute posizioni,come da legge 1-2010 e Legge 170-2010.
Avere delle Leggi è avere dei diritti e i bambini,  ragazzi e adulti con D.S.A. vogliono i loro diritti.

A nome di tutte le famiglie della regione Molise che rappresento

Gelmini, l'Invalsi e i santi professori

di ROBERTA VISCO da Repubblica.it

Le prove Invalsi per l'esame di terza media hanno finalmente svelato quello che il ministro Mariastella Gelmini pensa dei professori italiani. Poco competenti, troppo di sinistra? Macché. Il ministro Gelmini ha una certezza: i professori italiani sono dei santi.

Arrivare a questa conclusione è semplicissimo. Come si sa, i test Invalsi sono una prova nazionale, uguale per tutte le scuole. Certo, magari i quesiti ogni tanto lasciano un po' perplessi. Certo, magari capita che le griglie per correggerli siano sbagliate, ma tutti possono sbagliare. Le prove Invalsi però un senso ce l'hanno. Non servono tanto per valutare le competenze dei singoli studenti, ma a controllare il livello dell'insegnamento nelle diverse aree geografiche d'Italia.

Immaginiamo che in una certa provincia molti ragazzi passino la prova con voti accettabili e in un'altra i più arranchino nel rispondere ai quiz: si arriverà per questo alla conclusione che nella prima viva un nutrito gruppo di giovani geni e che l'altra sia terra d'origine di una banda di scansafatiche? Ovviamente no. Si penserà invece, giustamente, che nella prima le scuole hanno funzionato bene, e nell'altra meno. Insomma, i test Invalsi con i quali i ragazzi italiani si sono misurati nei giorni scorsi più che per dare un voto agli allievi sono utili per valutare i professori.

Ottima idea, in Italia questa è una cosa che manca e se ne sente il bisogno. Però qui qualcosa non torna. Chi ha dovuto controllare,

aula per aula, il corretto svolgimento delle prove? Naturalmente i professori interni alla scuola, gli stessi che da quelle prove saranno "giudicati". Nessuno di loro avrà avuto la minima tentazione di dare un piccolo suggerimento agli allievi in difficoltà? Di orientare, solo di poco, lo svolgimento del test? No, di sicuro. Perché, al di là di quello che dice in pubblico per confondere le idee, la Gelmini ha una certezza: i professori italiani sono dei santi.
Ps: sappiamo per certo che qualche santo c'è stato, ma il Paradiso non è di questo mondo...

Test Invalsi per la scuola media: un'altra Waterloo del ministro Gelmini

Tratto da step1 .it

Il pasticcio è stato rivelato da una email del responsabile dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione" (Invalsi), Roberto Ricci, inviata a tutti i dirigenti scolastici. Le griglie di valutazione del test Invalsi, somministrato a 600.000 ragazze e ragazzi di terza media, erano sbagliate, alterando così il punteggio per alcune prove di italiano e di matematica. Il programma della "maschera elettronica" per la traduzione del punteggio in voto, fornita dallo stesso Invalsi come strumento sostitutivo dei calcoli manuali, ha prodotto dei risultati errati. Il ministero dell'Istruzione ha tentato di minimizzare. «Piove sul bagnato – ha commentato Pantaleo della Flc Cgil - è l’ennesima prova di un ministero alla sbando, non in grado di governare in maniera dignitosa la macchina scolastica». «Un errore gravissimo - commenta un insegnante su "La Stampa" - perché è chiaro che se i controllori ne sanno meno dei controllati, è una pagliacciata. Segno anche che oramai il grado di competenza professionale di questa scuola è forse minore nei ministeri che non nelle aule». lntanto i lavoratori dell'Istituto di valutazione hanno protestato davanti alla sede del ministero dell'Istruzione. Anche l'Invalsi è alla frutta: «Non è più sostenibile portare avanti un Istituto di ricerca che ha solo 22 lavoratori stabili».

mercoledì 22 giugno 2011

Invalsi. MIUR ammette la presenza di errori, anche se marginali

Tratto da Orizzontiscuola.it
 Ieri, accogliendo alcune segnalazioni da parte di nostri lettori, per primi avevamo posto alcuni dubbi sul funzionamento della griglia per l'attribuzione dei punteggi delle prove Invalsi. Il MIUR ha ammesso l'errore e, come scritto sul comunicato concernente la questione "il problema è stato tempestivamente individuato dai tecnici dell'INVALSI ed è stato risolto. Sono state inviate infatti alle scuole le istruzioni per la ricorrezione automatica dei punteggi e per la relativa traduzione in voti"
 L'email dell'Invalsi per comunicare l'errore e la nuova griglia riveduta e corretta è giunta alle ore 20.16. Ciò ha comportato comunque una rivisitazione del lavoro già svolto in giornata. L'errore era presente nella griglia relativa alla prova d'Italiano e coinvolgeva tutto il blocco A. Se infatti il candidato avesse dato 15 risposte esatte, il sistema gli avrebbe assegnato 10 punti invece di 20. 10 punti sono tanti, ma l'errore era effettivamente circoscritto.
Le reazioni da parte dei media a questa imprecisione ha smosso il MIUR stesso che ha emanato un comunicato per ridimensionare l'accaduto. Soprattutto a seguito dei comunicati sindacali che denunciavano un lavoro straordinario da parte dei docenti a causa dell'errore.
Così lo SNALS denunciava "un aggravio di lavoro del personale docente impegnato ripetutamente nella rielaborazione delle correzioni e delle operazioni conseguenti". La CISL che riteneva "certamente non è trascurabile il disagio che anche in questa circostanza ricade sugli insegnanti, chiamati a rimediare ad errori non propri con un sovrappiù gratuito di lavoro". La Gilda che ha ritenuto l'errore "un danno enorme sia per i docenti, che saranno costretti a ripetere tutto il lavoro, sia per gli studenti la cui serenità viene turbata in un momento importante" e per tale motivo hanno richiesto "con fermezza che i test Invalsi siano eliminati dall´esame di terza media". Abolizione richiesta anche da Professione Insegnante e a causa di questi errori materiali l'associazione invita la Gelmini perchè "dia disposizioni ai presidenti affinché non si tenga conto delle prove negli esiti degli esami di scuola media 2010/11".
Come ha ricordato la CISL, la polemica è caduta proprio nel giorno in cui i precari dell’Invalsi reclamavano, davanti al Ministero, "una diversa e più alta attenzione per il proprio lavoro, a cui da troppo tempo manca un adeguato sostegno, anzitutto finanziario". L'attenzione ricevuta ieri non era di certo quella sperata

martedì 21 giugno 2011

Può ripetere la domanda?

Ehilà, voi che ce l'avete coi prof che non vogliono farsi valutare dall'Invalsi, vi propongo un gioco. Perché non vi auto-somministrate il test Invalsi, quello della terza media? E' on line da ieri.
(Calandovi contestualmente nel ruolo di un quattordicenne ai primi brufoli che se gli va bene si è fatto una cultura coi Simpson e si ritrova all'improvviso catapultato nella Sicilia di Elio Vittorini).

E' UNA VERA VERGOGAAAAAA!!! Il "Ministro" Gelmini troverà un minuto per riflettere sulle nefandezze che fa? Invalsi: la risposta è dentro te (ed è sbagliata)

Ieri la prova di matematica, un dramma per tanti ragazzi, e soprattutto per il popolo dei DSA. Mi chiedo, cosa hanno fatto per dover subire tante umiliazioni? Nel mio territorio voci certe confermano che in alcune scuole neanche gli insegnanti sapevano fare la prova di matematica. Mi domando ma a cosa serve? A chi serve? Ma cosa dobbiamo dimostrare e a chi? Abbiamo un anno ma qualcosa dobbiamo far cambiare.
Tratto dall'Unità
Ne parliamo (male) da mesi, ma ieri le abbiamo fatte davvero: parlo delle prove di Stato Invalsi 2011 per la scuola media. A tutti coloro (esperti o no) che vogliono continuare a discuterne, propongo prima di provarle. Per esempio, qui c'è la prova d'Italiano: i ragazzi ci hanno messo un'oretta, un adulto che naviga su internet dovrebbe cavarsela in molto meno tempo (facciamo una ventina di minuti?) Ricavare il vostro voto (o valutazione oggettiva) è molto più macchinoso, comunque se volete provarci le risposte e i criteri per l'attribuzione dei punteggi sono qui.

Nei mesi scorsi, gli insegnanti che hanno osato criticare le prove sono stati spesso accusati di voler rifuggire una valutazione oggettiva delle proprie competenze; come se gli insegnanti non vivessero sulla propria pelle ogni giorno la valutazione di alunni, colleghi, genitori, dirigenti (davvero, se il giudizio degli altri ci facesse così paura ci saremmo probabilmente trovati un altro mestiere). A chi faceva notare i difetti dei test, gli esperti rispondevano che l'importante era avere finalmente uno strumento oggettivo, ancorché “perfettibile”.

Siamo al quarto anno, e il test continua a essere molto “perfettibile”. Quello di quest'anno per esempio mi sembra persino più “perfettibile” di quello dell'anno scorso. Non è tanto la difficoltà dei brani proposti (non semplicissimi), quanto l'ambiguità delle domande - o meglio, delle risposte disponibili. Vediamone alcune:

La compagna di scuola (E. Vittorini)

Un primo appunto sulla scelta del brano: Vittorini non è un autore semplice, nemmeno in questa versione riadattata che lascia filtrare comunque termini abbastanza desueti (“Parasanghea”, “canuto”, “repentino”)

in grado di mettere un po' in soggezione il lettore quattordicenne (ricordo che la prova nazionale la fanno tutti gli studenti medi della Repubblica, inclusi i ragazzi di origine non italiana che non possono portarsi il vocabolario da casa). C'è un bel gradino, per esempio, tra questo brano del Garofano rosso e quello di Francesco Piccolo di un anno fa.

A1. Il protagonista-narratore è uno studente del Ginnasio-Liceo. Di quale classe, probabilmente?

La risposta non era impossibile, ma vale la pena soffermarcisi un po'. Vittorini dà per scontato, e gli esperti Invalsi con lui, che sia chiaro a tutti i quattordicenni che cos'è un Ginnasio-Liceo: l'unico corso di scuola media superiore in cui i più grandi fanno la “terza” e non la “quinta”. Ebbene no, non è così scontato. La prova nazionale la fanno tutti gli alunni di terza media: gran parte di loro vive in località dove non c'è un Ginnasio-Liceo Classico, e non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di iscriversi a un Ginnasio-Liceo Classico; anche perché (a differenza dei tempi di Vittorini), gran parte della scuola italiana non gira più intorno al prestigioso Ginnasio-Liceo Classico. Poi, ripeto, anche chi non avesse mai dato un'occhiata al piano di studi di un Classico poteva trovare nel testo gli indizi per rispondere correttamente; la domanda era comunque un po' disorientante, e faceva affidamento su una cultura generale che a quattordici anni oggi non è affatto scontata. Ma fossero questi i veri problemi...

A2. Alla riga 10, l’aggettivo “sgobboni” riferito a compagni significa...
A. molto antipatici
B. molto studiosi
C. molto ingobbiti
D. molto intelligenti

“Sgobboni” è un termine colloquiale, al limite del gergale, di sessant'anni fa (Il garofano rosso è del 1948, anche se sul fascicolo c'è scritto 1972). Può darsi che in certe zone d'Italia sia ancora di uso comune; non nella mia. Anche qui, il contesto aiutava a chiarire. Ma il quattordicenne che non ha mai sentito il termine può farsi un dubbio in più e perdere altro tempo. Se volevamo accertare le sue competenze lessicali, forse c'erano termini più importanti.

A6. Come reagisce il protagonista ogni volta che sente l’urlo di uno dei piccoli?
A. Gli viene il desiderio irrefrenabile di partecipare ai loro giochi
B. Gli vien voglia di mettersi a correre come un cavallo
C. In cuor suo si sente ritornare il bambino vivace che era stato
D. Vorrebbe saltare anche lui dai gradini della cattedrale

Qui cominciano i problemi seri, secondo me. Per l'Invalsi la risposta esatta è la C. Io francamente non avrei saputo scegliere. Vittorini scrive: “ogni volta che l’urlo di uno dei piccoli andava lontano oltre la strada sulla prateria della piazza mi sentivo nitrire dentro e ritornare cavallino com’ero stato quando anche io dai gradini della cattedrale spiccavo il volo radente sopra l’asfalto”. Un quesito come questo valuta la comprensione? Chi ha risposto C ha compreso meglio di quelli che hanno risposto A o D? La mia sensazione è che chi risponde C, più che una comprensione, stia fornendo già un'interpretazione. O meglio: sta scegliendo l'interpretazione che gli fornisce il Maestro, pardon, l'Invalsi.

A8. Come viene descritta la ragazza? Ritrova nel testo le informazioni che la riguardano e riportale nella tabella completandola.

La Prova Nazionale non è esattamente quel "test chiuso" che molti immaginano. In realtà per molti quesiti è prevista una risposta semi-aperta; vale a dire che il candidato ha dei margini per rispondere, il che complica la vita a chi corregge e perturba probabilmente i risultati. Per esempio, Vittorini dipinge una ragazza dagli “occhi chiari, fieramente grigi”; in sede di correzione era considerato corretto sia “occhi chiari” che “occhi grigi”: meno male. Però poi bisognava per forza scrivere che Giovanna era “bruna”: si trattava dell'unica risposta consentita. Ma in italiano corrente “bruna” si riferisce di solito al colore dei capelli, mentre Vittorini, scrivendo “viso di bruna”, ha in mente l'incarnato; però “bruna” per l'Invalsi è una risposta buona, “viso di bruna” non si sa, forse no (in una scuola che conosco, dopo un po' di dibattito, si è deciso di no; in altre probabilmente sì; forse gli esperti avrebbero potuto evitare casi dubbi come questi, anche perché in alcune classi tutti i moduli dovevano essere corretti in una mezza giornata, visto che stamattina si comincia con le prove orali, e insomma non c'era tutto questo tempo per un dibattito filologico).

A10. Dopo essere stato guardato, il protagonista mette in atto una serie di comportamenti per farsi notare dalla ragazza. Indicane due.

Un altro caso in cui gli esperti Invalsi potevano fare uno piccolo sforzo di chiarezza in più, ed evitare un pasticcio. Le risposte che forniscono sono tutte alla prima persona, così come il brano di Vittorini (“mi misi dietro a lei tenendo dieci passi di distanza”, “a tutte le uscite l’accompagnavo”). Ma i ragazzi di solito rispondono in terza persona (“si mise dietro a lei”, ecc.), seguendo una prassi che è tipica dei questionari sui loro libri di testo. Ieri ho corretto diciotto prove: nessun candidato aveva risposto in prima persona (e comprensibilmente, nessuno di loro essendo Elio Vittorini). Un correttore che volesse essere fiscale potrebbe invalidare tutte le risposte. D'altro canto, perché un correttore dovrebbe essere fiscale, finché corregge le prove di candidati della sua scuola? Conflitto d'interessi! (Per superarlo, basterebbe usare uno scanner al posto della manodopera sottopagata, come si fa nei paesi civili).

A11. Perché nella sua lettera il protagonista chiama “Diana” la ragazza di cui è innamorato?
A. Perché non conosce il suo vero nome
B. Per poter comunicare con lei senza essere scoperto
C. Perché nella sua immaginazione gli appare come una dea
D. Per far finalmente colpo sulla ragazza e farsi notare da lei

Ma Vittorini non lo dice! Perché il lettore quattordicenne dovrebbe saperlo? Peraltro un quattordicenne spesso è al corrente di ciò che agli esperti Invalsi sfugge, ovvero che certe cose si fanno per più di un motivo: “Diana” è un senhal, serve al protagonista per eludere la sorveglianza degli adulti (B) e senz'altro far colpo sulla ragazza (D), però per l'Invalsi l'unico motivo buono è che “nella sua immaginazione gli appare come una Dea” (C); ebbene, da nessuna parte nel brano c'è un riferimento alla Dea (viene menzionata solo in nota a piè di pagina). Questa non è comprensione. Questa è un'interpretazione del testo che viene imposta come unica interpretazione consentita. C'è qualcosa che non va.

A12. Per il protagonista narratore, di che cosa è espressione il garofano rosso?
A. Del fatto che Giovanna vuole ricambiare la sua lettera
B. Dell’amore di Giovanna, che è per lui tutto il bene
C. Della passione di Giovanna per i fiori
D. Del fatto che è stata Giovanna a prendere l’iniziativa

Ma il narratore non lo dice! E benché a un lettore adulto la risposta B possa apparire abbastanza scontata, faccio presente che un quattordicenne sudato e un po' innervosito non ha a sua disposizione molti argomenti testuali o di cultura generale per escludere a priori la A o la D. Queste domande non sono né “facili” né “difficili”; secondo me sono semplicemente le domande sbagliate, che non certificano la comprensione del testo. Anche quando il lettore risponde correttamente, gli rimane addosso la fastidiosa sensazione che gli sia sfuggito qualcosa.

A14. Il protagonista è incerto se baciare o no la ragazza perché
A. ha paura che il suo sentimento non sia corrisposto
B. non crede che sia il momento adatto per farlo
C. teme di rovinare tutto con un gesto fuori luogo
D. non vuole metterla in imbarazzo davanti ai compagni

Signori Invalsi, non v'invidio. Evidentemente anche nei vostri momenti più intensi, ed emozionanti, non siete riusciti a formulare più di un pensiero alla volta. Non credo che la coscienza di Vittorini fosse angusta quanto la vostra; la paura che il suo sentimento non sia corrisposto (A) è evidente quando scrive “E tremai per il bene che mi voleva che un nulla sarebbe bastato, credevo, a cancellare via dal suo cuore”. Un nulla; figurati un bacio: non è evidentemente il momento adatto (B); però l'unica risposta che accettate è la C. Ma è davvero un test di comprensione questo? Cioè: chi risponde A e B sul serio non ha capito?

A16. Come si potrebbe definire il rapporto tra i due ragazzi?
A. Coinvolgente e delicato
B. Leggero e superficiale
C. Teso e movimentato
D. Incerto e burrascoso

Questa mi fa proprio arrabbiare. Non è comprensione, è giudizio, un'altra cosa; e non è bello imbeccare i giudizi dei lettori. Ovvero: sono abbastanza sicuro che la stragrande maggioranza avrà risposto “coinvolgente e delicato”, che per l'Invalsi è la risposta giusta, ma sul serio è l'unica? Un rapporto fatto di sguardi, di camminate a dieci passi di distanza, di lettere alle dee e garofani nelle buste, non è anche “leggero e superficiale”? Di nuovo: “Il bene che mi voleva che un nulla sarebbe bastato, credevo, a cancellare via dal suo cuore”: se non è leggero un sentimento del genere, cosa? Però la (A) fa molto più the letterario. E risvolto harmony, anche.

A17. Nel testo moltissimi particolari sottolineano che il racconto si svolge in una stagione calda, in un clima quasi rovente. L’autore vuol farci capire che
A. il protagonista vuole conquistare la ragazza prima delle vacanze estive
B. il caldo esterno corrisponde alle sensazioni ed emozioni del protagonista
C. la pigrizia degli studenti seduti al caffè è provocata dal caldo eccessivo
D. per il protagonista l’estate è il tempo dell’amore e della passione

Ma insomma che roba è questa? Non sarei sicuro della risposta io con un dottorato in lettere moderne, figurati un quattordicenne con l'ansia di concludere con la compagna di terza prima che vada lei al mare e lui in campeggio. Io davvero vorrei che uno degli estensori di questi test si palesasse e spiegasse perché, secondo lui, “il caldo esterno corrisponde alle sensazioni ed emozioni del protagonista” (B): quali sintagmi, quali espedienti stilistici gli consentirebbero di vedere nel protagonista un lupacchiotto in calore.

A18. Nel testo che hai letto l’autore utilizza una particolare tecnica narrativa, che viene definita dell’“io narrante”. Con questa espressione si intende che
A. il narratore sa già come va a finire la storia
B. l’autore parla poeticamente dei propri sentimenti
C. l’autore narra fatti realmente accaduti
D. la persona che narra è all’interno della storia

Questa non era difficile, ma ne approfitto per un appunto. È uno dei pochi quesiti che abbia a che fare con la narratologia. Di solito chi critica i test scolastici in quanto test è sempre convinto di avere contro l'armamentario dello strutturalismo e della narratologia, vecchi idoli critici di più di una generazione; e invece lo avete visto, su diciotto domande questa forse è la prima in cui si misurino queste competenze. La polemica contro la narratologia è annosa; è vero che negli ultimi 30 anni la didattica dell'italiano è stata colonizzata da questa disciplina. E tuttavia c'è un motivo se gli autori di manuali e gli insegnanti continuano a usarne (e abusarne): è relativamente facile, consente a chi l'apprende sui testi di metterla in pratica nella produzione di altri testi, e soprattutto ha una sua oggettività. Voglio dire che se chiedi a qualcuno se un brano del genere è in prima persona, lui può risponderti solo sì (giusto) o no (sbagliato). Invece se gli chiedi cosa significa il caldo per l'io narrante, ti butti a capofitto in una soggettività più impalpabile che profonda, dove alla fine tutte le risposte sono uguali, ma una è più uguale delle altre (quella dell'esperto Invalsi).

A19. Quale altro titolo si potrebbe dare al testo che hai letto?
A. Il dono di Giovanna
B. Un amore infelice
C. Un anno speciale
D. A scuola a sedici anni

Ecco, per esempio. Qual è il senso di una domanda del genere? Cosa dovrebbe studiare un ragazzino, per rispondere bene a una domanda del genere? Non la narratologia, ci mancherebbe, e allora cosa? Ho un'ipotesi: dovrebbe studiare attentamente il suo maestro, fino a capire come risponderebbe lui; perché l'unica risposta giusta è quella che darebbe lui (nel caso dell'Invalsi, “il dono di Giovanna”).

lunedì 20 giugno 2011

Balbuzie nei bambini: è un difetto genetico

Tratto da Pourfemme.it
La balbuzie è un disturbo del linguaggio che si manifesta nei bambini molto presto, e che suscita grande apprensione nei genitori. Quando i bebè cominciano a parlare, anzi, già nella fase della “lallazione”, balbettano tutti, è normalissimo. In genere, però, non appena subentra una certa sicurezza e l’apprendimento del linguaggio procede speditamente, il piccolo impara ad esprimersi senza frammentare le parole in sillabe come un disco incantato. Se la balbuzie non è un difetto diffusissimo, proprio per questo i soggetti che lo manifestano soffrono un disagio molto forte, specie a scuola, dove è necessario esprimersi a voce alta e da soli davanti a maestri e compagni

Quando portare il bambino dal logopedista?

Tratto da Pourfemme.it
Portare il bambino dal logopedista non è una cosa che deve preoccupare i genitori: meglio una vista in più e stare sereni, piuttosto che rimandare tenendosi il dubbio. Sono tantissimi i disturbi del linguaggio che possono rendere difficile la vita del vostro piccolo. Per esempio, potrebbe avere un disturbo della fluenza, detta anche balbuzie, della voce, della pronuncia (ci sono bimbi che non riescono a dire alcune lettere perché tengono la lingua in posizione sbagliata). Poi possono esserci problemi di percezione visiva o uditiva, come disturbi specifici degli apprendimenti (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia).