A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

sabato 30 aprile 2011

Curare la scuola con la dislessia?

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Quando ero piccolo, mia madre insegnava in una scuola speciale, e ogni tanto mi ci portava. A parte alcuni bambini effettivamente con grossi problemi e i down, che sono comunque un discorso a parte, la maggior parte degli alunni erano i cosiddetti "caratteriali", cioè ragazzi che mal sopportavano la scuola "normale". E la loro scuola, in effetti, era molto più bella della mia: laboratori di incisione, falegnameria, fotografia, attività musicali e teatrali. E io pensavo: ce l'avessi io una scuola così!
Da grande, mi sono ritrovato poi per tanti anni a portare nelle scuole attività culturalmente importanti, tecnicamente avanzate, didatticamente ineccepibili e però divertenti e interessanti davvero, anche nel confronto con il mondo di fuori, e che ai bambini piacciono moltissimo, anche se a volte l'impegno richiesto è maggiore che per tante attività curricolari.
Stanno attenti, lavorano bene, ricordano le cose, sanno organizzarsi in modo efficiente, si rendono conto di produrre essi stessi sapere e cultura: facendo teatro, scrivendo libri, allestendo musei, girando film! Una gioia per l'educatore, ma probabilmente una situazione imbarazzante per l'insegnante burocrate, e in generale non gradita dalla scuola in quanto istituzione. Io lo ripeto, ne sono convinto, accetto confronti con chiunque: troppo facile e troppo bello!
Immagino che Anselmo Cioffi sia abbastanza d'accordo con me, quando scrive: «Ancora oggi, nella maggior parte delle nostre scuole è egemone la convinzione per cui premio, punizione, sofferenza e sacrificio siano elemento essenziale per l'insegnamento e l'educazione scolastica». E propone un punto di vista insolito: «La dislessia può inserirsi come contraddizione nel sistema scuola, per far emergere i limiti e le carenze della didattica tradizionale, evidenziando quanto essa sia asfittica, rigida e poco malleabile alle trasformazioni e alle esigenze di conoscenza dei singoli».
Non curare i dislessici dunque, perché si inseriscano nella scuola così com'è, ma curare la scuola, perché sia in grado di inserire i dislessici "così come sono". E Rossella Grenci riprende e titola: "La dislessia come misura per un nuovo tipo di scuola".

giovedì 28 aprile 2011

La dislessia come misura di un nuovo tipo di scuola

Creato il 27 aprile 2011 da Rossellagrenci

LA DISLESSIA COME MISURA DI UN NUOVO TIPO DI SCUOLA
Trovo molto vera e profonde le riflessioni che fa Anselmo Cioffi nel sito dell’ Associazione L’acuilone, di cui è presidente nell’articolo Contraddizione dislessica:
“la dislessia può inserirsi come contraddizione nel sistema scuola, per far emergere i limiti e le carenze della didattica tradizionale, evidenziando quanto essa sia asfittica, rigida e poco malleabile alle trasformazioni e alle esigenze di conoscenza dei singoli.”
E ancora:
“Ancora oggi, nella maggior parte delle nostre scuole è egemone la convinzione per cui premio, punizione, sofferenza e sacrificio siano elemento essenziale per l’insegnamento e l’educazione scolastica. Convinzione di fatto avallata, per motivazioni tutt’altro che nobili, dalle altre istituzioni che sovraintendono al sistema scolastico.
Tutto questo deriva dal presupposto culturale che il dovere e il senso di responsabilità possono essere inculcati solo attraverso la costrizione. Mentre, è proprio questo tipo di medicina a rappresentare chiaramente il male che si pretenderebbe di curare. 
Una società che non riesce a trasmettere con gioia e piacere il sapere e un senso esistenziale autentico, solidale e partecipato, che sia questo, si, veramente responsabile, è una società condannata al fallimento, triste e violenta, nella quale è la sopraffazione a regolare i meccanismi sociali ed economici. 

Sbagliano quanti, genitori, insegnanti o istituzioni, credendo che il problema risieda solo nell’adozione o meno degli strumenti compensativi e dispensativi. E che, quindi, il dato tecnico, puramente meccanico sia sufficiente al superamento del problema. Certo, sono da elogiare quei soggetti che hanno compreso almeno l’importanza di simili strategie. Ma la natura del dislessico è da ricercare ben oltre l’uso dello strumento asettico, separato dai contenuti della didattica e del percorso educativo.
Capire quale sia l’universo del dislessico, vuol dire essere consapevoli del fatto che una didattica con contenuti precostituiti, cioè già pronta, da imporre come un prodotto preconfezionato e indiscutibile, è del tutto inutile all’apprendimento. Ma lo è solo per il dislessico?”
Vi invito ad aprire una discussione e a leggere tutto l’articolo di Anselmo, non ve ne pentirete!

mercoledì 27 aprile 2011

Prove INVALSI e studenti diversamente abili e DSA, la nota specifica

red - L'INVALSI ha emanato una nota con la quale si danno indicazioni circa il comportamento che le scuole devono assumere in relazione alla somministrazione delle prove INVALSI agli alunni diversamente abili e con disturbi specifici di apprendimento certificati.
Innanzitutto la nota precisa che le indicazioni si riferiscono solo ed esclusivamente alle prove del SNV (classe II e V scuola primaria, classe I scuola secondaria primo grado, classe II scuola secondaria secondo grado). Per la Prova nazionale prevista nell’ambito dell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, invece, si rinvia a quanto previsto dalle circolari ministeriali in materia.
Scendendo nello specifico, l'INALSI comunica che "qualunque sia la tipologia di disabilità o di DSA di un alunno, essa deve essere segnalata sulla Schedarisposta dei singoli studenti1, barrando l’opzione più appropriata fra quelle di seguito indicate (che rispecchiano la categorizzazione utilizzata per la Prova nazionale somministrata a conclusione del primo ciclo di istruzione):
1 = disabilità intellettiva;
2 = disabilità visiva: ipovedente;
3 = disabilità visiva: non vedente;
4 = DSA;
5 = altro.
Tale segnalazione consentirà di considerare separatamente, solo se esplicitamente richiesto dal Dirigente scolastico, i risultati degli alunni con bisogni educativi speciali e di non farli rientrare nella elaborazione statistica dei risultati di tutti gli altri alunni. Le scuole interessate potranno richiedere all’INVALSI l’invio dei risultati degli allievi con bisogni educativi speciali che abbiano partecipato alle prove SNV2, naturalmente solo se i predetti allievi hanno sostenuto le prove formulate dall’INVALSI e non quelle eventualmente personalizzate dalla scuola. Le prove personalizzate non devono essere inviate all’INVALSI, né, tantomeno, i dati a esse relativi.
Per quanto riguarda gli allievi con disabilità intellettiva, la decisione di far partecipare o meno (e se sì con quali modalità) gli alunni con certificazione di disabilità intellettiva (o di altra disabilità grave), seguiti da un insegnante di
sostegno, alle prove INVALSI è rimessa al giudizio della singola scuola per il tramite del suo Dirigente. Solo la scuola può conoscere la specificità di ogni situazione e valutare, quindi, la scelta più opportuna. Ciò premesso, il Dirigente scolastico può adottare, a sua discrezione, una delle seguenti scelte:

  1. non far partecipare a una o a tutte le prove SNV gli alunni con disabilità intellettiva o altra disabilità grave, impegnandoli nei giorni delle prove in un’altra attività;
  2. fare partecipare a una o a tutte le prove SNV gli allievi con disabilità intellettiva o altra disabilità grave insieme agli altri studenti della classe, purché sia possibile assicurare che ciò non modifichi in alcun modo le condizioni di somministrazione, in particolare se si tratta di classi campione. In generale, sono ammessi strumenti dispensativi e misure compensative, con la sola condizione che questi non modifichino le modalità di effettuazione delle prove per gli altri allievi della classe. Non è pertanto possibile la lettura ad alta voce della prova, né la presenza in aula dell’insegnante di sostegno.
Se ritenuto opportuno dal Dirigente scolastico, è consentito che gli allievi con disabilità intellettiva o altra disabilità grave svolgano una o a tutte le prove SNV in un locale differente da quello utilizzato per gli altri allievi della classe. Solo in questo caso, è anche possibile la lettura ad alta voce della prova e la presenza dell’insegnate di sostegno.
Anche per gli allievi ipovedenti e non vedenti sono ammessi strumenti dispensativi e misure compensative, se previsti, con la sola condizione che questi non modifichino le modalità di effettuazione delle prove per gli altri allievi della classe. Non è pertanto possibile la lettura ad alta voce della prova, né la presenza in aula dell’insegnante di sostegno (se previsto). Se ritenuto opportuno dal Dirigente scolastico, è consentito che gli allievi ipovedenti o non vedenti svolgano le prove in un locale differente da quello utilizzato per gli altri allievi della classe. Solo in questo caso, è anche possibile la lettura ad alta voce della prova e la presenza dell’insegnate di sostegno, se previsto. Lo stesso vale per ipo e non vedenti
Per gli allievi con DSA, ogni scuola, per il tramite del suo Dirigente scolastico, deve valutare la specificità di ogni situazione al fine di individuare la soluzione che meglio si adatti allo specifico disturbo dell’apprendimento di ciascun allievo.
Anche per gli allievi con DSA sono ammessi strumenti dispensativi e misure compensative, se previsti, con la sola condizione che questi non modifichino le modalità di effettuazione delle prove per gli altri allievi della classe. Non è pertanto possibile la lettura ad alta voce della prova, né la presenza in aula dell’insegnante di sostegno (se previsto).
Per i particolari, scarica la nota

Insegnanti e tempo pieno sono 'sprechi' secondo la Gelmini

Tratto da Alessandro Fiorono

Ministero sotto assedio

Il mondo della scuola non accetta la riforma. Ora la ribellione è contro il test di valutazione imposto alle scuole

Il mondo della scuola non accetta la cura dimagrante imposta dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Le proteste si susseguono e il Ministero è ormai teatro di quotidiane proteste. Il Ministro continua  ripetere che non ci saranno dei tagli ma solo uno stop agli sprechi. peccato che tra gli sprechi ci sono anche gli insegnati, che vengono giudicati esorbitanti nel numero, e il tempo pieno indubbiamente ridotto. La Flc Cgil parla apertamente di macelleria sociale mentre, soprattutto a Roma, insegnanti e genitori stanno protestando in diverse maniere, ad esempio rifiutando di svolgere il test di valutazione. Video della manifestazione al Ministero della Pubblica Istruzione.

Refrain gelminiano
«Non c'è alcun taglio. Quello che abbiamo tagliato sono gli sprechi. Abbiamo risparmiato circa 300 milioni di euro riducendo gli appalti esterni delle pulizie senza licenziare personale Ata, abbiamo messo a punto con il ministro Brunetta un progetto di digitalizzazione della scuola che favorirà un risparmio annuo di altri 118 milioni di euro in termini di risorse umane e strumentali». Investita dalle proteste del mondo della scuola la ministra dell'Istruzione Maria Stella Gelmini non lascia passare giorno senza ribadire il refrain che non ci saranno tagli ma risparmi.